Rising Everyday

Pubblicato: 20 febbraio 2013 da fabiole in democrazia, diritti, politica, Senza categoria, solidarietà

di Fabrizio Biolé

Si è svolta pochi giorni fa, il 14 febbraio 2013, la manifestazione internazionale contro il femminicidio e la violenza contro le donne, il “One Billion Rising” che ha visto in tutte le città italiane manifestazioni e flash mobs dedicati alle vittime e al cambiamento rispetto alla tragica situazione del nostro paese. Come rappresentante pro-tempore ho aderito all’evento organizzato nella mia città e che ha avuto un buon successo di presenza.

I dati relativi al femminicidio ed alla violenza su donne, ragazze, bambine sono snocciolati in modo massivo ormai dalla maggior parte dei media, a partire dai giornali locali per arrivare a libri a diffusione nazionale, che analizzano la problematica da diversi punti di vista.

Si trattava di una specie di analisi di nicchia, quasi nascosta –per pudore? per reticenza? – fino a qualche anno fa dai mezzi di informazione di massa, che è diventata, anche grazie alle decine di associazioni che da anni faticosamente seguono gli sviluppi della grave problematica, di dominio pubblico e questo è un bene; molto meno buono il quadro che dalle statistiche e dai numeri esce della società italiana, e in specifico degli abusi perpetrati ancora giornalmente ai danni di madri, compagne, figlie, amiche.

mataL’analisi delle cause è piuttosto complessa, e dipende ovviamente dal contesto socio-culturale-religioso in cui si è sviluppata la società italiana negli anni. Cionondimeno ritengo essenziale per una rapida evoluzione verso la civiltà del rispetto, che l’argomento continui ad essere trattato, citato ed affrontato quotidianamente, proprio per questo ho preferito scriverne dopo alcuni giorni dall’evento mondiale: l’attenzione deve essere costantemente alta!

Il femminicidio, neologismo che ormai quasi ha sostituito la definizione giuridica, ma restrittiva di “uxoricidio” ha dati allarmanti anche nella nostra Regione: da un rapporto ufficiale (pur se non completamente esaustivo, per evidenti difficoltà), se in Italia i decessi sono stati 2061 negli anni 2000-2011, il Piemonte nello stesso periodo ne ha visti 122 e la media si è purtroppo alzata con il passare del tempo, con un tasso piemontese 2012 del 4,5 omicidi di donne su milione di abitanti.

Ed ecco il dato che più mi ha colpito: il tragico evento rappresenta in Italia la prima causa di morte delle donne tra i 15 e i 44 anni e l’incremento negli ultimi anni rispetto ai precedenti si attesta sul 5-6%.

A livello internazionale, il nostro paese è rappresentato come il secondo in Europa rispetto alla gravità del fenomeno e le Nazioni Unite parlano ufficialmente del femminicidio in Italia, grazie anche ai continui ritardi con cui lo Stato italiano recepisce le convenzioni internazionali, alla stregua della situazione messicana, additata agli onori della cronaca per i fatti, sempre troppo poco conosciuti e dibattuti, di Ciutad Juarez.

Credo che sia anche importante sottolineare come ancora per la buona parte delle persone la violenza domestica (che da dati certi, pur nelle differenze di intensità e gravità, tocca l’80% dei contesti familiari) non venga percepita come reato, si tende per lo più a dare delle giustificazioni che si basano sui proverbiali “panni lavati in casa propria”, e temo sia il motivo principale per cui per anni la problematica è rimasta tristemente di nicchia.

Vogliamo poi accennare alle improvvide sporadiche uscite di rappresentanti ecclesiastici che eufemisticamente potremmo definire misogini?

In ultimo: non dimentichiamoci che la violenza di genere si consuma quotidianamente anche in affermazioni e atteggiamenti di ominicchi molto in vista, così come nello stereotipo mediatico-pubblicitario ancora così difficile da estirpare; per non parlare di tutte le problematiche legate alle discriminazioni nel settore del lavoro, frutto di becere abitudini, irrispettosi comportamenti e, vizio tipicamente italiano, irrispettate o inattuali prescrizioni legislative.

In questa legislatura l’Ente Regione Piemonte, insieme con il Consiglio, ha dimostrato fasi alterne che vanno dal supporto ed il coordinamento delle iniziative territoriali a favore delle donne, della loro tutela e della loro autodeterminazione come collettività e come singoli individui, a prese di posizione politiche incomprensibili e frutto spesso solo di bassi accordi preelettorali: tra le tante il sistematico supporto all’obiezione di coscienza sulla somministrazione della pillola abortiva, in spregio alla sudata legge 194, o il tentativo di distruzione dell’esperienza d’eccellenza legata al sistema dei consultori pubblici piemontesi. Su questo mi espressi anche in aula consiliare qualche tempo fa.

“One billion rising” mi ha dato modo anche di inaugurare per una causa importante e urgente il sostegno derivante dal Conto Progetto Partecipato a iniziative territoriali slegate dalla stretta attività del gruppo consiliare che rappresento, con il pagamento tramite bonifico delle spese SIAE per la partecipata manifestazione del 14 febbraio a Cuneo, a fronte di ricevuta.

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