Archivio per marzo, 2013

di Fabrizio Biolé

L’Aeroporto di Cuneo – Levaldigi, rinominato recentemente “Alpi del Mare”, nasce negli anni ’60, quando viene costituita la GEAC SpA, la Società di Gestione partecipata da enti locali, commerciali ed economici per il rinnovamento di quello che era un semplice campo di aviazione. Dalla fine degli anni ‘80 lo scalo è stato aperto al traffico commerciale nazionale e nel 1990 a quello turistico internazionale.

In occasione dei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006 l’aeroporto ha poi acquistato formalmente il ruolo di secondo scalo torinese, grazie ad una cospicua iniezione di risorse pubbliche che ha sanato i debiti pregressi coprendo il buco di circa otto milioni di perdita d’esercizio dell’anno precedente.

Nonostante questo e nonostante l’aumento relativo di traffico che si attesta su risultati a due cifre da ormai qualche tempo, il risultato d’esercizio risulta comunque negativo nell’ordine di circa un milione e mezzo all’anno.

I principali soci di Geac sono la Provincia di Cuneo, la Camera di Commercio di Cuneo, che nella persona del suo Presidente Ferruccio Dardanello ha da sempre rappresentato il principale fautore della strategicità e dell’importanza dello scalo, e la Regione Piemonte tramite Finpiemonte Partecipazioni, più le municipalità principali della Provincia di Cuneo.

Nel 2012, nonostante i numeri fallimentari, lo scalo è rientrato nel novero dei cosiddetti “strategici”, a supporto di Caselle, all’interno del piano nazionale elaborato dal Ministero dei Trasporti. Secondo quest’ultimo, però, per Cuneo – Levaldigi deve essere verificata al sua condizione di progressiva sostenibilità economica, con l’eliminazione dei trasferimenti di risorse pubbliche, il coinvolgimento crescente di soci privati e, in mancanza di risultati positivi, l’effettiva chiusura.

Lo scalo resta tuttora in una fascia di passaggi annuali che lo rende non sostenibile presentando la metà delle utenze ritenute necessarie per Enac: almeno 600.000 annue.

L’assessorato ai Trasporti della Regione Piemonte ha in seguito commissionato uno studio a KPMG per fornire analisi oggettive sulla prospettiva di crescita dello scalo in un’ottica di integrazione con l’aeroporto di Torino, al fine di stimolare lo stesso comune di Torino a rilevare parte delle quote di Geac, ma i risultati non ci sono stati.

In questo contesto l’azionista principale di Geac, la Provincia di Cuneo, ha da 4 anni chiuso i rubinetti, sia per impossibilità contabile che per le osservazioni pervenute da parte della Corte dei Conti, le quali rilevano il perdurare degli squilibri finanziari della società di gestione. In questi giorni, dopo mesi di inedia,  il Consiglio Provinciale di Cuneo ha seguito l’esempio del Comune di Alba, votando una delibera di cessione del 75% delle proprie azioni, prevedendo la redazione di un bando per la loro assegnazione.

L’interrogazione che ho presentato ed illustrato in aula all’Assessore Bonino rispetto all’urgenza di programmare l’iter per la chiusura dello scalo nasce dalla presentazione poche settimane fa, dell’“Atto di indirizzo per la definizione del Piano nazionale per lo sviluppo
aeroportuale“, che ufficializzata l’insostenibilità di alcuni aeroporti marginali, tra i quali Levaldigi, manifestando la necessità di chiudere il sostegno statale ad essi, per farli traslare sotto la totale responsabilità delle Regioni di appartenenza.

Purtroppo l’interrogazione non ha dato i suoi frutti, infatti le risposte, già sentite più volte, sono attendiste e vergognosamente non tengono conto della situazione delle casse regionali, pur in un contesto di spending review in cui sarebbe opportuno avere ben chiaro l’ordine delle priorità, nel quale un aeroporto che non risponde a parametri qualitativi, quantitativi e geografici non può assolutamente rientrare!

Nel complesso si stima lo scalo sia costato più di 50 milioni di euro totali di risorse pubbliche, il Presidente di Geac Pepino ha stimato durante la seduta della commissione bilancio della Provincia di Cuneo che la chiusura costerebbe circa 3 milioni totali.

E tenerlo aperto quanto ci costerà?

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LA CUNEO-VENTIMIGLIA NON SI TOCCA!

Pubblicato: 29 marzo 2013 da fabiole in Senza categoria

cn-xxmigliadi Fabrizio Biolé

Dopo il massacro eseguito dalla Giunta Regionale sulle linee ferroviarie cuneesi l’anno passato (ricordo che solo Cuneo città ha perso la metà delle linee che ad essa afferiscono), da alcuni giorni si paventa il colpo di grazia: la chiusura graduale del servizio ferroviario della linea Cuneo-Limone-Ventimiglia.

A rappresentanti dei partiti principali che si stracciano le vesti per la triste prospettiva, voglio ricordare che i mancati trasferimenti nazionali al TPL sono stati sanciti dal Governo Monti (PD-PDL-UDC) e che nessuna delle forze politiche a suo sostegno ha mai voluto confrontarsi su una pianificazione delle politiche nazionali sui trasporti che determinasse le priorità vere.

Buona parte delle risorse pubbliche del comparto sono infatti state sistematicamente dirottate sull’alta velocità, con gli inconcepibili effetti di tipo economico – linea AV Torino-Milano costo totale 7,8 miliardi di euro – e devastanti effetti dal punto di vista ambientale – 57 chilometri di torrenti, 73 sorgenti e 45 pozzi prosciugati -.

Nei prossimi giorni depositerò un’interrogazione urgente all’Assessore Bonino per conoscere le vere prospettive cui i pendolari e i turisti del territorio andranno incontro secondo le previsioni dell’assessorato.

I lavori per la storica e importantissima linea Cuneo-Ventimiglia si svilupparono tra il 1882 e il 1928, a partire dall’imput iniziale dato in prima persona dal Conte di Cavour negli anni ’50 dell’Ottocento. Negli anni ’70 del secolo scorso, la linea venne ripristinata dopo i gravi danni inferti dalle truppe tedesche in ritirata. Gli spettacolari viadotti, le gallerie elicoidali e la natura selvaggia delle valli attraversate la rendono una delle tratte ferroviarie più interessanti dell’intero nord Italia.

Trovo inconcepibile che solo per ottuse e sbagliate strategie politiche, piemontesi, francesi e liguri debbano perdere un servizio essenziale, anche per la sua valenza turistica, che invece andrebbe salvaguardata e potenziata.

Nessuno si azzardi a cancellare questo pezzo di storia: si tratta di una battaglia di civiltà che va combattuta facendo rete tra amministratori, operatori e cittadini!

manidi Gruppo Consiliare Progetto Partecipato

Questo fine settimana si preannuncia intenso e importante sotto molti punti di vista:

Venerdì 22 saremo presenti alla fiaccolata in ricordo delle vittime innocenti delle mafie che si terrà a Cuneo con partenza alle ore 21 dal Parco della Resistenza. Durante il percorso verranno, come da tradizione, letti i nomi dei cittadini caduti sotto i colpi delle organizzazioni mafiose in Italia. Una passeggiata tutti insieme per celebrare la memoria delle vittime e stabilire l’importanza della legalità.

 cherasco

Domenica 24 pomeriggio saremo invece ospiti del Comitato contro lacirconvallazione di Cherasco, che agisce da alcuni anni per salvaguardare flora e fauna di un ambiente unico contro un nastrone d’asfalto che costerà alla collettività milioni e milioni di euro, devastando campi coltivati a grano e un tipico microecosistema sostenuto da un risorgiva, il quale presentà un biodiversità veramente d’eccezione. E la quarta edizione della passeggiata naturalistica che percorre i sentieri che verrebbero cancellati dalla circonvallazione. Ritrovo alle 15,30 in via Industria a Cherasco (CN)

Nel frattempo abbiamo aderito ufficialmente al corteo NO TAV Susa-Bussoleno di sabato 23 marzo perché la lotta contro lo spreco e il devastante impatto delle Grandi Opere Inutili è parte integrante della nostra iniziativa politica e istituzionale.

Passeggeremo dunque in Valle di Susa per ribadire la nostra vicinanza e solidarietà al Movimento NO TAV e per affermare che la democrazia è ben altra cosa rispetto alla condanna di qualsiasi critica e criminalizzazione del dissenso volto alla costruzione di un ordine autoritario su misura degli interessi di pochi, che il TAV è un’opera insostenibile, dannosa e inutile e che il Movimento NO TAV rappresenta un esempio positivo di pratica per la costruzione di una società più a misura di chi ci vive – uomini, animali, piante, ecosistemi, ecc. – e non di beni senza vita come il denaro.

Nel ruolo di cittadini temporaneamente impegnati nelle istituzioni, vogliamo sottolineare le parole d’ordine di questa manifestazione: Difendi il tuo futuro, SI alla valle che r-esiste, NO a spese inutili.

E’ inaccettabile che si utilizzino decine di miliardi di euro provenienti dalle tasse dei cittadini per realizzareun’infrastruttura non sostenibile, dannosa e inutile anziché per affrontare la crisi in atto creando occupazione e aiutando disoccupati e lavoratori in difficoltà, investendo in salute, scuola, ricerca e socialità.

Infatti, come abbiamo già scritto, il TAV è un’opera:

– Non sostenibile poiché i lavori devastano il territorio di una valle alpina il cui ecosistema è già irrimediabilmente compromesso da una linea ferroviaria, un’autostrada e due strade statali, inquinando ed esponendo la popolazione locale ad un comprovato rischio-amianto.

– Dannosa essendo una spesa che alimenta un giro d’affari a esclusivo beneficio delle imprese appaltanti, sub-appaltanti e fornitrici e non per la comunità valsusina e italiana, fornendo un richiamo irresistibile per investimenti a dir poco di dubbia provenienza.

– Inutile perché sebbene sia stata costosamente ammodernata, la linea ferroviaria esistente è ampiamente sotto-utilizzata e ormai da anni registra un decremento del volume di traffico passeggeri e merci.

susa

Il dissenso e la manifestazione del dissenso vengono definiti “violenza” e “disordine pubblico”, il movimento legittimamente espresso dalla Val Susa viene represso con la militarizzazione del territorio e così le ragioni del dissenso vengono sepolte sotto strati di propaganda del “manganello mediatico” e scompaiono, trasformate in una questione di ordine pubblico e di scontri di piazza, una vecchia tecnica di manipolazione dei fatti e mistificazione della realtà ulteriormente migliorata.

In Valle Susa è in corso un’emergenza democratica che deve richiamare l’attenzione e deve sviluppare dibattito non solo a livello tecnico-scientifico sull’opportunità dell’opera -che si collega alla transizione ad una società umana in armonia con l’ecosistema, all’impossibilità di una crescita infinita su un pianeta finito e ad un uso sostenibile delle risorse secondo criteri di uguaglianza e giustizia sociale – ma sulla sovranità popolare, la rappresentanza democratica e la pratica della democrazia sui territori – come spiegato da Marco Bersani, portavoce di ATTAC Italia e del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, nel suo libro Come abbiamo vinto il referendum:

Che cosa unisce infatti le decine di vertenze sui temi ambientali e di difesa dei territori con la straordinaria esperienza del movimento nazionale per l’acqua pubblica? Esattamente la questione della democrazia. Questione che nasce dalla consapevolezza di come, nella fase della globalizzazione neoliberista, i ruoli tradizionali della rappresentanza sociale e politica siano entrati in una crisi profonda e forse definitiva: se fino alla seconda metà del secolo scorso il tradizionale filo rosso tra bisogni emersi nella società, loro rappresentanza sociale da parte delle grandi organizzazioni sindacali e loro rappresentanza politica da parte dei partiti conservava una propria continuità, ora quel filo si è completamente rotto. Le parti attive della società oggi si muovono dentro la consapevolezza della frammentazione sociale e come portatrici di interessi precisi benché legati ad un senso più generale e collettivo (nasce da qui la tendenza a definirsi “popolo”, da cui “il popolo dell’acqua”, “il popolo NO TAV”, quello “delle carriole” a L’Aquila, ecc.), rifiutano ogni delega o rappresentanza e reclamano una democrazia diretta e partecipava. D’altronde, cosa nella battaglia in Val di Susa è veramente inaccettabile per i poteri forti? Non certo il fatto che si costruisca o meno la linea ad alta velocità… anche il più idiota dei governanti sa infatti che militarizzare una valle ostile per oltre dieci anni non sarebbe praticabile neppure per una dittatura. Ciò che non può essere ammesso è il fatto che una popolazione non solo rivendichi la difesa del proprio territorio, bensì lo faccia in nome di un interesse generale e reclami il diritto di poter decidere. In tempi in cui la rappresentanza non ha ormai più alcun significato, a questa legittima richiesta viene così risposto che giammai chi si trova nei vertici più bassi della scala gerarchica di potere può immaginare di rappresentare l’interesse generale, essendo quest’ultimo appannaggio automatico ed indiscutibile di chi siede al vertice. Dietro ogni conflitto aperto nel Paese, vi è dunque una rivendicazione di democrazia reale, da praticare qui ed ora su ogni scelta che coinvolga la vita delle persone. Perché la democrazia rappresentativa è al suo stadio finale, preparato consapevolmente e da tempo, attraverso lo svuotamento di ogni luogo consiliare e parlamentare in favore della delega agli esecutivi, e attraverso le ondate progressive di privatizzazioni che hanno drasticamente ridotto il ruolo del pubblico e del controllo democratico”.

Ci vediamo sabato 23 marzo alle 14.00 a Susa in piazza d’Armi.

Un artista al giorno…

Pubblicato: 13 marzo 2013 da mallamacidaniele in arte e cultura, salute

locandina_pianezzadi Fabrizio Biolé

L’arte non è solo musei e gallerie, non è opera soltanto di artisti quotati e esclusivi: l’arte è anche altro, oltre l’elitario, oltre il mercato.

Dal 16 marzo, la Biblioteca di Pianezza ospiterà una mostra che coinvolgerà 32 artisti che hanno creato opere capaci di offrire e suggerire uno sguardo diverso sulla realtà che ci circonda, a partire da un riferimento comune: la mela.

Sinonimo di bellezza (la mela d’oro che Paride donò ad Afrodite scegliendola come la più bella dell’Olimpo), ricchezza (li tre pomi d’oro del Giardino delle Esperidi che Ercole ottenne in premio per la sua undicesima fatica), peccato (la mela che Eva offrì ad Adamo nell’Eden), abilità (la mela centrata con una freccia da Guglielmo Tell), intelligenza (la mela che cadde in testa all’addormentato Isaac Newton), pericolo (la mela avvelenata morsa da Biancaneve), potere (la Grande Mela, città “ombelico del mondo”) o marketing (la mela del logo di Apple): a Pianezza, quest’elemento ricorrente e polivalente della simbologia costituirà il filo conduttore della mostra, intitolata “La mela nell’arte”.

Sabato 16 marzo, alle h. 17.15, in via Matteotti 3, nella biblioteca di Pianezza, si svolgerà l’inaugurazione, alla quale interverranno, insieme a me,  l’Assessore alla Cultura del Comune di Pianezza Silvia Bracco, la pittrice e Presidente di Nichelin Art nuova edizione Anna Maria Lamberti Pizza e lo sculture Pino Scarfò.

L’ingresso è libero: siete tutti invitati!

di Fabrizio Biolè

Oggi vi presento quello che è di fatto il primo grosso progetto al quale il conto Progetto Partecipato contribuisce.

Per inciso segnalo la nascita del forum già preannunciato nel quale i progetti ideati da me o proposti da cittadini o associazioni vengono riassunti, elaborati e commentati. Vi invito a iscrivervi per poter interagire in modo che i progetti supportati dal conto siano davvero partecipati!

L’associazione Cuneo nel Cuore nasce a fine 2010 a Cuneo, la sua attività è basata sul volontariato e il suo scopo è quello di contribuire allo svecchiamento della cultura, rifiutando l’idea di un sapere enciclopedico, e invece proponendo alla cittadinanza un modello culturale che aiuti a comprendere i bisogni reali e attuali delle persone. Si impegna ad affrontare, secondo le proprie possibilità, temi molto vari, come l’ambiente, la salute, la solidarietà, l’handicap, le dipendenze e le alienazioni sociali, sottolineando l’importanza della conoscenza delle tecniche di evoluzione spirituale e del progresso della vita emozionale per migliorare le relazioni sociali della persona.

La sua attività è svolta tramite progetti basati sulla filosofia olistica: una realtà di nessi e relazioni in cui l’uomo rientra nella realtà universale come parte di essa e non come entità a sé.

Per la realizzazione dei propri scopi, l’Associazione ha prodotto e diffuso piccole pubblicazioni rivolte al pubblico infantile, tra le quali: “Le avventure di Dodo Braun”, “Elia il Parlanimali”, “Tino Molla“, James leprotto nero” e altre. Buona parte dei proventi della vendita di questi libri sono stati accantonati per l’acquisto della vasca fisioterapica, cui Progetto Partecipato contribuisce.

Si tratta di una struttura di 2 metri per 3 di ampiezza interna che verrà posizionata in un centro riabilitativo nei pressi di Cuneo per l’utilizzo da parte di bambini e ragazzi con gravi problematiche motorie.

Qui sotto le sue caratteristiche costruttive:

caratteristiche

Abbiamo ritenuto di supportare mediante l’utilizzo di fondi del conto Progetto Partecipato questa iniziativa in quanto corrisponde in pieno ai criteri individuati rispetto all’uso di risorse private per scopi pubblici. Non è né la mia volontà né quella di Cuneo nel Cuore sostituirsi agli enti che dovrebbero garantire determinati servizi, primi tra tutti quelli per persone in difficoltà.

Ma non è forse vero, che, facendo nostro il pensiero di Gandhi: “qualsiasi cosa tu faccia sarà insignificante, ma è molto importante che tu la faccia”?

cinghdi Fabrizio Biolé

Mi allarma molto la notizia diffusa a partire da giovedì 7 marzo rispetto alle analisi effettuate su capi campione di cinghiali abbattuti nella nostra regione, e in particolare nel comprensorio della Val Sesia nel biennio 2012-2013.

Da questi dati risulterebbe una presenza dell’isotopo Cesio 137 all’interno dei tessuti di tali animali, con valori anche dieci volte superiori a quelli limite.

Per inciso, l”isotopo del Cesio 137 è stato pressochè inesistente in natura fino all’inizio dell’attività nucleare antropica, cioè i test sulle bombe nucleari; esso è un sottoprodotto della fissione nucleare artificiale con pochissimi usi pratici, in quanto ha buona capacità di reagire chimicamente ed è solubile in acqua, per cui risulta pericoloso in quanto poco controlabile.

A prescindere dalle cause che hanno determinato una dose così massiccia all’interni di un rapprersentante tipico della fauna selvatica piemontese come il cinghiale, credo sia assolutamente necessario non sottovalutare l’impatto che l’isotopo ha potuto potenzialmente avere per la sua presenza all’interno dei capi destinati all’alimentazione che sono appartenuti a battute di caccia da cui i campioni sottoposti ad analisi provengono.

Ritengo dunque essenziale che la Regione, come da proprio Statuto garante della salute e della sicurezza alimentare, faccia tutto quanto in proprio potere per valutare la situazione, pianificare provvedimenti all’altezza della sua gravità e, per quanto possibile, evitare l’ingresso dei eventuali altri capi contaminati all’interno della catena alimentare umana, oltre a concorrere alla comprensione della causa diretta, ipotizzata nella nube radioattiva proveniente dalla centrale di Chernobyl nei mesi successivi al tragico incidente. A tale scopo ho depositato immediatamente un’interrogazione urgente in merito (in allegato) in modo che la Giunta possa comunicarci repentinamente tutte le azioni poste in essere o previste per il prossimo futuro. E fughi soprattutto un dubbio: non si tratta per caso di esemplari importati recentemente proprio dalle zone del disastro, visti i valori così alti?

Sembra infine retorico, ma è doveroso ribadire ancora una volta che tutti gli accenni alla volontà politica o amministrativa di ritornare a proporre filiere elettronucleari di qualsivoglia importanza è assolutamente criminale e studi, analisi, dati scientifici, a volte quasi casuali, sugli effetti collaterali continuano anno dopo anno, giorno dopo giorno, a confermarlo!

incdi Gruppo Consiliare Progetto Partecipato

Il 30 aprile 2013 presumibilmente entrerà in funzione l’inceneritore di rifiuti cosiddetto del Gerbido, progettato, costruito e gestito da TRM (società pubblica di diritti privato) e il cui costo è di circa 450 milioni di euro di fondi pubblici, attraverso il sistema del project financing che vizia ogni tentativo di diminuzione della produzione di rifiuti e buona parte della filiera della raccolta differenziata, per non parlare dell’installazione di impianti per il trattamento a freddo, in quanto all’impianto deve essere garantito un quantitativo di rifiuti pari a 420 mila tonnellate l’anno.

L’inceneritore, impropriamente ed inganevolmente definito “termovalorizzatore”, rappresenta la fase terminale di “smaltimento” dei rifiuti, ovvero nella pratica la trasformazione dei rifiuti solidi residui dalla raccolta differenziata in sostanze volatili – quindi a maggior diffusione – pericolose per l’ambiente e la salute umana (diossine, furani, polveri ultrafini, metalli pesanti come arsenico, cadmio, cromo, mercurio, piombo, ecc.) in quanto assumibili per via aerea.

La concentrazione di sostanze nocive si accumula inoltre nei tessuti attraverso i vari passaggi della catena alimentare (suolo, vegetali, animali, uomo), provocando danni alla salute umana.

Oltre a fumi e polveri volatili, l’incenerimento produce comunque un 31% di rifiuti da smaltire in discarica, di cui il 24% come inerti e il 7% di ceneri tossiche che vanno in stoccaggi dedicati per rifiuti pericolosi.

Gli unici vantaggi di un “mostro” come quello del Gerbido sono quelli economici, enormi per chi concorre ala sua costruzione e alla sua gestione, infatti i cittadini ci rimetteranno risorse (soldi pubblici) e salute, i Comuni saranno indebitati per molti anni e l’ambiente ci rimettera in termini di inquinamento dell’aria e del suolo. In più la garanzia di ciclo continuo si avrà solo con la combustione di enormi quantità di gasolio e derivati del petrolio.

Per questo la politica dello smaltimento tramite incenerimento non avrebbe alcun senso se non fosse viziata dagli incentivi e dall’ottusità di molti amministratori.

Sarà l’ARPA Piemonte a gestire tra le altre cose il sistema di monitoraggio e controllo dell’aria nella zona del Gerbido. Ma, per poter garantire risultati oggettivi e affidabili, vista l’ormai presumibile impossibilità di impedire l’accensione dell’impianto, a partire dal 16 febbraio, il Coordinamento No Inceneritore – Rifiuti Zero di Torino ha avviato una nuova campagna per denunciare i danni alla salute e all’ambiente che provocherà l’inceneritore del Gerbido.

Si tratta di una raccolta fondi tra tutti i cittadini (indicativamente sono sufficienti 5 euro a testa) per finanziare uno studio indipendente sulla concentrazione di metalli pesanti nell’organismo umano, attraverso una prossima raccolta dati sulla popolazione infantile che vive nella zona adiacente all’inceneritore, indicativamente tra i 3 e i 6 chilometri di distanza, zona più a rischio secondo la pur scarsa letteratura pregressa.

La correttezza e la scientificità dello studio verrà certificata dai medici dell’ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente) mentre il finanziamento da parte della cittadinanza sarà garanzia di un’azione obiettiva e indipendente.

Se verranno riscontrati aumenti di tali sostanze, nel tempo saranno avviate nuove azioni legali che utilizzeranno questi dati scientifici per formalizzare la dimostrazione che la salute peggiora proprio a causa dell’inceneritore.

Il Coordinamento No Inceneritore Rifiuti Zero sarà dunque pronto e attrezzato per denunciare con prove certe i danni patologici, inchiodando alle proprie responsabilità anche gli amministratori degli Enti Locali, in particolare i sindaci, cui spetta il compito istituzionale di tutori della salute dei cittadini.

La raccolta fondi del Coordinamento No Inceneritore Rifiuti Zero, cui ho voluto contribuire con una somma del conto Progetto Partecipato sarà organizzata con gazebo in varie parti della città di Torno e nel circondario, iniziative pubbliche e incontri sul territorio. Tra le prossime ritengo utile segnalare l’assemblea di giovedì 14 marzo alle  21 a Rivalta organizzata dalla stessa aministrazione comunale. Si terrà al Centro Incontri “Il Mulino” in via Balegno 2.

Sul sito  www.rifiutizerotorino.info il calendario completo e la possibilità di contribuire online tramite versamento con Paypal.

Fermiamo tutti assieme questa politica assassina!