Archivio per la categoria ‘Bilancio’

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di Fabrizio Biolé
L’elefantiaco (nelle aspettative) “summit” interregionale Burlando-Cota di mercoledì 8 a Genova ha partorito il proverbiale “topolino”, o forse nemmeno quello…

Di fatto, i risultati scaturiti dal raggiungimento del minimo comun denominatore tra le politiche trasportistiche delle due giunte regionali sono un formale e misero impegno alla creazione di un tavolo tecnico con Rfi, Trenitalia e Rff e la richiesta di un confronto immediato con il Ministero.

Confronto per cosa? Per inoltrare a Maurizio Lupi la proposta di “spostare” il chilometraggio degli intercity Torino-Genova – a gestione ministeriale – posto in esubero dall’aumento del servizio regionale piemontese sulla medesima tratta, sulla Cuneo-Ventimiglia.

La brillante ipotesi è vecchia di almeno sette settimane, da quando, come un coniglio dal cilindro, scaturì dall’ufficio stampa dell’Assessora Bonino. Però, si sa: i tempi della politica sono lunghi e artificiosi e solo adesso si è trovato il tempo di condividerla ufficialmente. Nel frattempo le corse sono state falcidiate, le promesse di Letta e Lupi non sono state mantenute e i cittadini cornuti e mazziati per l’ennesima volta!

Ai sette Assessori, di cui nessun cuneese, più due Presidenti presenti all’incontro chiedo: visto il risultato pressochè nullo, non poteva bastare una telefonata tra Torino e Genova, al limite una teleconferenza? Ma soprattutto: dato che la finestra utile – a detta loro – per riassettare gli orari della rete ferroviaria regionale, è fra poco più di un mese, davvero immaginano di poter avere una risposta dal Ministero e tecnicamente riattivare le coppie cancellate da metà dicembre sulla linea Vermenagna-Roia in così poco tempo? A scanso di equivoci me lo auguro fortemente, anche se sono molto molto scettico in merito!

In conclusione un suggerimento: se, come è vero, Cota e Burlando si trovano in condizioni di bilancio che non permettono loro di mantenere gli impegni del cosiddetto “Accordo di Tivoli” facciano fronte comune affinchè il Governo riassegni le risorse previste per l’inutile, devastante e costosissimo Terzo Valico dei Giovi (almeno sei miliardi e mezzo di euro a preventivo) destinandole alla rete ferroviaria regionale ordinaria, pendolare e turistica: magari il “gruppo Gavio” e annessi speculatori no, ma i piemontesi e liguri apprezzerebbero molto!

Allo scopo di continuare a rivendicare la tutela e il rilancio della linea Torino-Cuneo-Ventimiglia-

Nizza, sarò presente, come da inviti ricevuti, sia alla Commissione Trasporti comunale a Cuneo venerdi 10 gennaio alle 18, sia al Tavolo di lavoro Provinciale sabato 11 gennaio alle 11,30.
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2014[1]di Fabrizio Biolé
Un piccolo e disordinato bilancio, privato e pubblico, dell’anno appena trascorso e le aspettative per l’anno in corso:
Nel 2013 ci ha lasciati improvvisamente il mio papà …ma ho avuto la soddisfazione di cominciare a interagire, coccolare e “viziare” la mia prima nipotina e rinsaldare tanti legami familiari, oltre alla possibilità di visitare bellissimi posti e conoscere tante nuove e squisite persone.

Nel 2013 temo altresì di aver assistito, insieme a tutti voi, alla nascita di uno dei peggiori governi nazionali e alla rielezione del peggior presidente che l’Italia ricordi, ma ho avuto anche la soddisfazione politica/civile di supportare decine di splendidi progetti sociali, ambientali e partecipati, oltre che di avere ancora al mio fianco e a mio supporto una grande donna (quasi da manuale, non fosse che la grandiosità del proverbiale uomo antistante sia tutta da verificare…)

Quest’anno, infine, abbiamo come italiani partecipato al 70° anniversario dell’inizio della Resistenza che ci ha donato la Costituzione più bella del mondo, che qualcuno vorrebbe demolire a suo uso e consumo; auguro a tutti (ma proprio tutti) che il 2014 sia l’anno di inizio di una vera, globale, consapevole e condivisa Resilienza, nella quale si trovi la maniera di tutelarla e applicarla.

Cosa prevedo e auspico per la città in cui vivo?:  la dimensione a misura d’uomo di una cittadina come Cuneo, ci offre migliaia di possibilità per essere resilienti al radicale cambiamento che sta interessando il locale come il globale.

Se partiamo dal presupposto incontestabile che nulla (lavoro, trasporti, reti sociali…) potrà più essere come l’abbiamo conosciuto, l’opportunità é immensa, ma primaria e imprescindibile azione é, anche a livello comunale/urbano, (ri)definire le priorità.

Mi chiedo (e vi chiedo): é forse priorità una devastante tangenziale che costa ventiduemila euro al metro lineare, collegando una provinciale con un’autostrada spaventosamente sottoutilizzata? É forse prioritario progettare un nuovo nosocomio in una delle città con la sanità più efficiente del Nord-Italia, consci dei vergognosi sprechi di Biella, Nizza Monferrato o Verduno? O continuare a mantenere un aeroporto che ci é costato 60 milioni totali e genera perdite annuali di circa 1,5 milioni?…
Il 2014 deve necessariamente essere l’anno in cui il “think globally and act locally” venga reso concreto, senza ipocrisia né timori. L’anno del coraggio, qualità che stento a credere questa amministrazione possa non solo dimostrare, ma addirittura avere.

Riguardo la mia attività istituzionale, sono piuttosto soddisfatto delle azioni di informazione, confronto, denuncia e proposta portate avanti (sempre a stretto contatto con cittadini, comitati e associazioni), le quali hanno innanzitutto dimostrato come si possa svolgere ruoli importanti come quello che un seggio regionale comporta, pur autonomi e liberi da rappresentanze di bandiera. Inutile dire che l’impegno maggiore ho cercato di profonderlo sul settore del Tpl martoriato e massacratoferrovia Cuneo-Nizza anzitutto – da chi a livello nazionale e regionale fa scelte unicamente dettate da logiche lobbistiche e “dogmatiche”, come i miliardari di investimenti sul TAV (14 miliardi solo in Piemonte nei prossimi anni) e sulle grandi infrastrutture.

Come già ricordato in apertura, a margine dell’attività istituzionale, ho cercato di essere utile alle realtà territoriali finanziando con il 60% del mio stipendio decine di progetti in ambito sociale, ambientale e attivistico, con una devoluzione totale  che in 12 mesi supera i centomila euro. A me non é mancato nulla e tante utili iniziative si sono potute sviluppare: forse anche questo é lo spirito del principio solidarietà sotteso nella nostra Costituzione…e forse anche per non averlo mai saputo attuare, la stragrande maggioranza delle forze politiche parlamentari – che non rappresenta affatto la stragrande maggioranza dei cittadini – ha tentato, sta tentando e tenterà di stravolgere proprio la Carta…

Per cominciare bene l’anno un piccolo “regalo” per tutti: cliccate, scaricate, stampate su carta riciclata, leggete e diffondete!

https://i0.wp.com/coc.ilcannocchiale.it/mediamanager/sys.user/13174/ipocrisia.jpgdi Fabrizio Biolé

Negli ultimi giorni, determinanti per la definizione delle misure legate alla Legge di Stabilità 2014 – che è poi stata blindata antidemocraticamente sotto il voto di fiducia – si sono alzati i toni di discussione sulle necessità ormai non più procrastinabili per il mantenimento, la tutela ed il rilancio della linea ferroviaria Cuneo-Ventimiglia-Nizza. E in particolare: entusiaste quanto fuorvianti affermazioni arrivano dall’assortito manipolo di eletti cuneesi del Partito Democratico (ma solo a comando, cioè se qualcuno critica con prove provate l’assenza di misure sulla Cuneo-Nizza all’interno della stessa Legge di Stabilità 2014); attenzioni ad intermittenza si è rivelata quella del Senatore Andrea Olivero ex Scelta Civica (con un emendamento presentato in commissione e non ripresentato in aula del Senato, nonostante l’impegno preso in tal senso con il Comitato Ferroviario e i 20.000 cittadini firmatari); l’unica rappresentante cuneese in Parlamento con il Movimento 5 Stelle. la Deputata Fabiana Dadone ha preso a cuore l’istanza, subendo dapprima una decisione di suoi colleghi del Senato e però portando a casa una tardiva quanto inequivocabilmente negativa risposta del Ministro Maurizio Lupi.

Enrico Costa e Michelino Davico, rappresentanti cuneesi rispettivamente in Camera e in Senato hanno da par loro esercitato un silenzio roboante e vergognoso.

Solitamente per poter oggettivamente definire i termini di uno scambio di vedute è necessario partire da dati certi e fatti oggettivi, e così intenderei fare in questo mio breve scritto, con cui intendo stimolare commenti e risposte:

– Nonostante nella fase di discussione nelle due commissioni bilancio della “Legge di Stabilità 2014” e della Legge sulle risorse urgenti agli enti locali siano stati depositati almeno tre emendamenti (uno a firma Olivero-Manassero, uno a firma Gribaudo-Taricco e uno a firma Scibona et alii) che impegnassero ad allocare le risorse necessarie alla manutenzione straordinaria della linea (quantificate in 29 milioni di euro), nessuno di questi è stato accolto dal Governo, smentendo le dichiarazioni ufficiali del Ministro Maurizio Lupi pubblicate su La Stampa del 29 novembre scorso.
– Nonostante ben due atti di indirizzo in tema siano stati approvati negli ultimi dieci giorni in fase di discussione delle due leggi menzionate (uno presentato dal PD ed uno dal Movimento 5 Stelle), per ottenere un commento da parte dei firmatari è stranamente stata necessaria un presa di posizione forte da parte di comitati e cittadini, forse perchè, come impara il primo giorno di attività chiunque si avvicini ad un consesso elettivo: “un ordine del giorno non si nega a nessuno”… La costante e ordinaria inutilità e inefficacia di atti di indirizzo come gli “ordini del giorno” è stata peraltro sottolineata in un recentissimo intervento in tema di Legge di Stabilità niente meno che dal Viceministro dell’Economia Stefano Fassina, quando a verbale afferma: “(…) Potevamo esprimere parere favorevole su tutti gli ordini del giorno, tanto sapete poi le conseguenze che hanno in generale (…)”.
– Nonostante dunque nel testo licenziato della Legge di Stabilità non sia presente alcun accenno all’impegno dei 29 milioni per la linea, altre infrastrutture e comparti hanno ottenuto provvedimenti precisi, a partire dai 50 milioni per due anni per la tratta ferroviaria Cancello-Frasso in Campania, dall’impegno esplicito per la Termoli-San Vittore, dai quasi dieci milioni per il servizio navale sullo stretto di Messina,o dai 300 milioni di euro per il comparto dell’autotrasporto, tanto per citarne alcuni.
– Molti dei protagonisti parlamentari citati – dei gruppi PD, SCpI, NCD e LNP – tengono una posizione peraltro rigida e ottusamente dogmatica sulla necessità della linea ad Alta Velocità Torino-Lione, ferrovia inutile e devastante per il cui primo lotto – la cosiddetta “galleria di base” – sono previsti investimenti superiori agli otto miliardi di euro, la medesima cifra totale spesa nei quasi novant’anni di vita della linea Cuneo-Ventimiglia-Nizza (fonte: A. Levico “Vermenagna e Roya. Le valli delle meraviglie” ed. Primalpe 2007). I medesimi Deputati e Senatori avallano e sostengono peraltro pure la spesa di ottantamila euro giornalieri a partire dal 27 giugno 2011 per la guardianìa del primo cantiere della stessa – istallato nel territorio di Chiomonte (TO); più di settanta milioni di euro totali spesi ad oggi, cioè più del doppio delle risorse necessarie per la stessa manutenzione straordinaria della Cuneo-ventimiglia- Nizza per sorvegliare per due anni e mezzo l’equivalente di un fortino militare in cui i lavori effettivi sono partiti da poche settimane.
– Molti dei protagonisti di cui sopra hanno perlatro avuto ruoli di governo a vari livelli nel recente passato senza, a quanto mi risulta, sollevare mai pressanti istanze sulla necessità di interventi manutentivi sulla linea, grazie ai quali il precario stato della stessa, che ha spinto al rallentamento dei convogli da metà dicembre 2013 e che richiede per essere risolto i famosi 29 milioni di euro, avrebbe potuto magari essere affrontato con tempistiche e attività prolungate nel tempo, prima dell’odierna emergenzialità (tra gli altri: Patrizia Manassero fu nella Giunta del Comune di Cuneo, Giacomino Taricco nella Giunta della Regione Piemonte, Chiara Gribaudo in maggioranza – e poi in Giunta – nel Comune di Borgo San Dalmazzo).

– In un periodo in cui si rende necessario definire politiche trasportistiche mirate e razionali che sopra tutto garantiscano il diritto basilare alla mobilità, larga parte dei rappresentanti cuneesi nelle due Camere del Parlamento – con la positiva eccezione di Fabiana Dadone – sottolinea a ripetizione, come prioritarie per la mobilità della Granda, infrastrutture insostenibili, altamente impattanti e costosissime: in primis l’insensato e superfluo aeroporto di Levaldigi – più di 50 milioni di euro pubblici investiti dalla sua nascita e la produzione di perdite annuali di un milione e mezzo di euro di media, parametri di sostenibilità che resteranno per sempre un miraggio e una rinnovata concorrenza non dichiarata con Torino-Caselle; in secundis l’insensato, inutile e devastante lotto 1.6 dell’autostrada Asti-Cuneo, con la sua cancellazione di sessanta ettari di terreno fertile per la prosecuzione di una bretella autostradale che ha una soglia di traffico venti volte inferiore alla media nazionale, e una spesa di ventimila euro al metro lineare, venti milioni di euro al chilometro, centocinquanta milioni di euro totali!!! E’ necessario commentare?

io microfonodi Fabrizio Biolé
Mai come di questi tempi la rete ferroviaria regionale è in pericolo!Come molti sanno, nel 2012 c’è stato un taglio di quasi un quarto dell’intero chilometraggio presente sul territorio piemontese, con quattro linee chiuse nel solo territorio cuneese.In questi giorni però, alla deprecabile situazione per cui il combinato disposto delle politiche nazionali di tagli alla manutenzione – ad esempio i 400 milioni totali in meno utilizzati per coprire i buchi di bilancio creati dalla marchetta del Governo al PDL sull’abolizione dell’IMU – e di quelle regionali, con pesanti riduzioni del capitolo legato al TPL su ferro e l’indotta guerra tra territori con la corsa per l’inserimento nel Sistema Ferroviario metropolitano di Torino (grande innovazione di facciata, un po’ meno nella sostanza, se si pensa alle decine di obsoleti mezzi che sono stati trasformati in moderni, stampigliando sulle fiancate la colorata sigla e poco altro), si sono aggiunti episodi sporadici ma allarmanti come quello di martedi mattina 29 ottobre, presso il passaggio a livello di via Casa del Bosco a Bra.

Un convoglio costretto ad avanzare a 6 chilometri orari a causa del tilt dell’impianto che regola l’intersezione a raso con la rete viaria, tra sbarre di sicurezza sollevate e segnalatori luminosi spenti, pur previsto dalla prassi in casi eccezionali, aggiunge semplicemente un tassello alla trascuratezza del servizio pubblico di trasporto su ferro, in questo caso presumibilmente per mancata manutenzione o controllo da parte di RFI, proprietaria dei binari.

Se a ciò aggiungiamo le diverse testimonianze che affermano la ripezione di episodi del genere, diventa davvero un serio problema di sicurezza per pedoni, ,ciclisti, automobilisti e cittadini in genere.

Ho discusso un’interrogazione urgente per capire che tipo di provvedimenti intenda prendere la Giunta Regionale in merito all’incresciosa situazione senza però una risposta nel merito e convincente.

Di qualche ora fa, peraltro, l‘azzardata affermazione dell’Assessore Alberto Cirio, rispetto al fatto che dieci milioni di euro risparmiati a suo dire dal taglio  di linee ” non più attuali” – ancora l’indotto conflitto tra territori e tra utenti… – sarebbero a disposizione per i lavori dell’interramento dei binari nel centro di Bra.

Lungi da me dover acuire il senso di competizione tra territori, o voler sminuire l’importanza dell’opera, ma la priorità di investimento sulle risorse risparmiate dalla cancellazione di linee importanti come Cuneo-Saluzzo, Cuneo-Mondovi, o Ceva-Ormea non avrebbe il diritto di essere discusso e valutato anche con i territori che stanno rischiando di fare la stessa fine – vedi la linea Cuneo-Ventimiglia – ?
E, per rimanere nel contesto braidese, prima di declamare le disponibilità per un’opera strategica, ma davvero molto costosa, perchè non affrontiamo le problematiche legate alla sicurezza, come i ripetuti guasti del passaggio a livello di Casa del Bosco che vengono sovente poste dai cittadini?

https://i0.wp.com/web.rifondazione.it/home/images/art11.jpgdi Fabrizio Biolé
Mala tempora currunt, mai come oggi la ciceroniana sentenza si applica alla situazione socio-politica convulsa ed emergenziale che ci accompagna nella stretta attualità.I cittadini però per fortuna reagiscono, a tutti i livelli loro consentiti dagli scarsi e imperfetti istituti di democrazia diretta presenti nel nostro ordinamento. E allora i presenti giorni si prospettano simbolicamente e fattivamente determinanti sia per quanto riguarda l’attivismo civico rispetto alle prossime scelte strutturali della maggioranza parlamentare, sia per quanto riguarda il piccolo ma devastante passo verso una nuova guerra nel Mediterraneo.

A partire da giovedì scorso, la settimana che un ampio collettivo di individui e associazioni sta dedicando alla  tutela e al rilancio dei principi costituzionali, è caratterizzata da iniziative collettive di fermo dissenso rispetto al tentativo eversivo di deroga all’articolo 138, il fragile ma determinante fulcro intorno a cui ruota la condivisione e la prudenza nelle modifiche della Carta.

Il sottoscritto è fra i cinque sottoscrittori che hanno depositato presso la Prefettura di Cuneo una stringata e precisa missiva indirizzata al Presidente Letta nella quale sono state palesati i presupposti irrinunciabili in una onesta discussione sulle riforma costituzionale, principi al momento ignorati in toto sia nella sostanza che nella forma dal testo della proposta licenziata in Senato e che in queste ore viene discussa alla Camera: in sintesi si rileva il forte contrasto con le modalità di modifica sancite in Carta, la contraddittoria revisione della prima parte della stessa e la non legittimità di questo Parlamento “nominato”.

Le attività in merito continueranno con un banchetto di confronto con la cittadinanza in corso Nizza sabato 7 dalle 15 e con un momento di presidio in piazza della Costituzione domenica pomeriggio. Parallelamente ho appena depositato un atto di indirizzo in Consiglio Regionale che recepisce le stesse indicazioni della lettera a Letta, sottoponendole al voto dell’Assemblea Legislativa del Piemonte.
A tal proposito credi sia importantissimo sottoscrivere l’appello proposto da Il Fatto Quotidiano.

Nel frattempo, mentre aspettiamo con forte apprensione notizie sulle decisioni di intervento militare in Siria, azioni sulle quali poco o nulla a livello decisionale possiamo come cittadini, ritengo condivisibile come moto di protesta e di richiamo dell’attenzione, oltre che come forte atto politico collettivo di comunione interreligiosa e laica, una massiccia partecipazione alla giornata di digiuno di sabato 7.
Il forte movimento di protesta pacifica e condivisa contro l’intervento militare che verosimilmente sarà alla radice dell’ennesima escalation di violenza nel bacino mediterraneo e oltre, avrà peraltro in varie città italiane un momento di riflessione e di preghiera (per chi professa una qualche fede) e a Cuneo si terrà alle 18,30 di sabato presso il centro dei Tomasini.
Per par mio aderisco formalmente e sostanzialmente al digiuno ed all’incontro.

Una spicciola autocritica mi suggerisce spesso un’esclusiva attenzione a quelle che sono di fatto le problematiche legate alla stretta competenza appartenente al ruolo istituzionale che pro-tempore ricopro, ma non è forse incontestabile la perfetta interrelazione a cascata tra decisioni strutturali sulle regole che definiscono i rapporti tra cittadini e con le istituzioni e la gestione concreta dei settori che ogni ente – ed ogni eletto – ha come propria competenza? In altri termini diventa mero esercizio di stile continuare a rattoppare e lucidare i rubinetti di casa mentre qualcuno sta meticolosamente manomettendo e inquinando l’acquedotto, o vi sembra così irragionevole?

Cota-pensiero: sparar(l)e ad alzo zero!

Pubblicato: 27 giugno 2013 da mallamacidaniele in armi, Bilancio, decrescita, democrazia, politica

di Gruppo Consigliare Progetto Partecipato

Gli F-35 si faranno: l’ha deciso l’Aula della Camera, che ha approvato il documento della maggioranza Letta-Berlusconi-Monti grazie ai voti dei deputati del PD, del PdL e di Scelta Civica; contrari invece Sel, il M5S e la Lega.

Esultante però il leghista Cota, governatore della nostra Regione, nella quale si assembleranno gli F-35, perché il progetto (cit.) “porta nuovi posti di lavoro sul mio territorio”.

Niente di più falso: l’assemblaggio dei caccia multi-ruolo F-35 Joint Strike Fighter interesserà 10.000 addetti circa, totalmente assunti però tra gli 11.000 lavoratori già impegnati nella sospesa produzione del jet europeo Eurofighter Typhoon. A riferirlo era stato già nel 2012 il generale Debertolis – il segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti – durante la sua audizione di febbraio alla commissione Difesa della Camera.

Zero posti di lavoro per Cameri (la cittadina nei cui hangar i velivoli saranno assemblati), il novarese e il Piemonte.

Zero lavoro, zero razionalità: a fronte di un incremento nullo dell’occupazione e degli investimenti in ricerca (“assembleare” un aereo significa infatti semplicemente metterne insieme i pezzi “progettati” e “costruiti” altrove), la spesa per ogni mezzo varierà dai 55 (stima di Deboreolis) ai 148 milioni di euro (stima dello studio sulla cui base il Canada ha recentemente deciso di abbandonare il progetto F-35), costituendo dunque un vero e proprio regalo dei soldi dei cittadini alle casse dei grandi gruppi produttori di mezzi bellici (in primis la statunitense Lockhead Martin) e ai portafogli degli azionisti loro proprietari.

Zero occupazione, zero razionalità e zero strategia: nonostante Cota affermi che il progetto F-35 sia “l’unico grande programma industriale” attualmente varato in Italia, si fa a fatica a comprendere come il governatore possa considerare tale un progetto che impegnerà risorse pubbliche pari a 14 miliardi di euro per dei bombardieri, quando lo Stato nulla fa per mettere in sicurezza scuole e strade ed anzi svende gli immobili pubblici e cancella il trasporto locale.

Il Cota-pensiero si traduce in “zero futuro” per la popolazione, le istituzioni e l’economia piemontese, il cui presente è sempre più nero. Sono sicuro che i piemontesi tutto vogliano fuorché esser presi in giro da chi propaganda che costruire caccia che uccidono uomini, donne e bambini sia una via d’uscita dalla crisi, la cui soluzione richiede invece un cambio sostanziale di paradigma … e di quella classe dirigente, quei tanti Cota che, in attesa di bombardare con i missili genti lontane continuano a bombardare la loro gente con balle, volgarità e strumentale demagogia.

 

di Gruppo Consigliare Progetto Partecipato

Dopo poco più di due mesi la Giunta Regionale ha dato una risposta parziale alla mia interrogazione sullo stato dei contributi agli Istituti Storici della Resistenza, instancabili contesti di tutela, studio e divulgazione dei principi costituzionali e degli aspri conflitti che portarono alla loro stesura.

Essendo di fatto enti senza entrate proprie, essi sopravvivono grazie ai contributi forniti dagli enti che ne fanno parte, fungendo da insostituibili archivi, luoghi di ricerca e di valorizzazione del patrimonio storico-culturale, legati agli eventi che hanno caratterizzato la nostra regione negli anni precedenti alla Liberazione.

Formalmente: nella seconda metà di aprile 2013, gli uffici della Regione avrebbero deliberato la liquidazione in un’unica soluzione dei contributi del 2012, diminuiti di quasi la metà rispetto a pochi anni fa. Formalizzazione alla quale però, ad oggi, fine giugno 2013, non ha ancora avuto seguito l’effettiva erogazione.

E così ci troviamo nel settantesimo anniversario della Lotta di Resistenza con più dubbi che certezze, e a sei mesi dalla fine del 2012, in attesa del concreto trasferimento delle risorse regionali relative ad attività chiuse ormai da un semestre e senza impegno concreto per  l’annualità corrente se non un laconico: “Sarà fatto ogni sforzo da parte della Giunta Regionale per assicurare analogo impegno anche per l’anno 2013”.

Mi si permetta il parallelismo: proprio nei giorni in cui porgiamo l’ultimo saluto all’ultimo Padre Costituente, impegnato sessantott’anni orsono nella redazione della nostra Carta fondamentale, nata proprio dalla Resistenza, viviamo i dubbi e l’angoscia di uno stravolgimento bipartisan dei principi della stessa, senza che molti di essi siano stati nei decenni sostanzialmente applicati. Contestualmente, la precarietà degli Istituti è sempre più percettibile e profonda, come se custodire e continuare a divulgare le contraddizioni e il successivo riscatto del nostro paese nella storia recente, fosse ormai inattuale impegno di pochi anziché doverosa responsabilità di tutti!

hypocrisydi Fabrizio Biolè

Per il 2 giugno 2013, Festa della Repubblica Italiana nata nel 1946 dalla Resistenza, l’associazione “Libertà&Giustizia” organizza l’iniziativa “Non è cosa vostra”: a Bologna, in Piazza Santo Stefano, Gustavo Zagrebelsky, Salvatore Settis, Antonio Ingroia, Gherardo Colombo, Diego Novelli, Pippo Civati, Pancho Pardi, Maurizio Landini, Stefano Rodotà, Susanna Camusso, Nando Dalla Chiesa, Roberto Saviano, Paolo Flores d’Arcais, Davide Mattiello, Nichi Vendola e molte altre personalità della cultura, della politica e della società italiana si ritroveranno insieme per “rinnovare un atto di fedeltà alla Costituzione”.
Condivido lo spirito della proposta; condivido il contenuto dell’appello; condivido la finalità della mobilitazione; tuttavia, aderirò con convinzione all’iniziativa promossa da “Libertà&Giustizia” solo se i promotori filtreranno nettamente l’adesione – già ufficializzata sul sito dell’evento- estromettendo chi, nella veste di rappresentante del popolo italiano, ha votato la modifica costituzionale che già ha cambiato l’impianto della Carta e ben più di quanto, in prospettiva, potrebbe fare la cosiddetta “Convenzione”: la modifica dell’art. 81, che ha introdotto nella legge fondamentale della Repubblica il vincolo del pareggio di bilancio, mettendo così in discussione i principi fondamentali contenuti nella sua prima parte.
Tra marzo e aprile 2012, su pressione del governo Monti, del Presidente Napolitano e della “Troika”, il Parlamento ha votato a favore dell’imposizione di un parametro economicistico, neo-liberale e tecnicista con cui l’esercizio della sovranità in materia di bilancio (cioè il potere di decidere quando, come e quanto spendere a garanzia della tenuta del “patto sociale”) è stato trasferito dalle 120 milioni di mani del popolo italiano a quelle della élite dei proprietari delle azioni di banche, fondi e multinazionali, primi responsabili della crisi in atto.

A causa di tale norma, l’erogazione dei servizi fondamentali ai cittadini italiani – al pari di quelli di Grecia, Portogallo, Spagna e molti altri in Europa e nel mondo – è sempre più ignorata, ridimensionata ed eterodiretta.
Ancora, il pareggio di bilancio è l’alibi strumentale all’élite della banco-finanza internazionale per privatizzare ogni nostro bene comune (la salute, la scuola, l’acqua, i rifiuti, l’energia, il territorio…), senza che né le istituzioni, né i cittadini possano opporsi a tale esproprio – evidentemente illegittimo, ma formalmente legale – delle risorse essenziali alla vita.

Per queste ragioni, pur apprezzando l’iniziativa di “Libertà&Giustizia” e il suo manifesto ispiratore, ribisco che aderirò alla giornata ed all’iniziativa solo se dal pubblico elenco dei sostenitori saranno estromessi i nomi di chi nelle sedute della Camera dei Deputati del 6 marzo 2012 e del Senato del 17 aprile 2012 hanno avallato la modifica dell’art. 81 della Costituzione italiana, che ha introdotto il vincolo del pareggio di bilancio:
– Giovanni Bachelet, Partito Democratico
– Rosy Bindi, Partito Democratico
– Antonio Borghesi, Italia dei Valori (già co-firmatario del ddl)
– Felice Casson, Partito Democratico
– Paolo Nerozzi, Partito Democratico
– Sandra Zampa, Partito Democratico

immagine comunicato finanziariadi Fabrizio Biolé

Infine la inopinata finanziaria 2013, con allegato bilancio previsionale, è stata, con più di tre mesi di ritardo, approvata. Praticamente nessuna richiesta delle opposizioni è stata accolta, tanto meno quelle che in qualche modo avrebbero rappresentato seppur piccoli risparmi.

Dal prossimo anno si è sancito l’aumento della tassazione, con l’aliquota IRPEF; strutture fallimentari, e anzi costose, come le federazioni sanitarie vengono fatte ignavamente sopravvivere; la spada di Damocle pur momentaneamente spuntata del Fondo Immobiliare Sanitario continua a pendere sulla testa dei piemontesi.

E ciliegina sulla torta, a latere dei drastici tagli alle politiche sociali, alla cultura e al diritto allo studio, la grande confusione sul TPL, con dichiarazioni divergenti da Assessori diversi, mette ulteriormente in difficoltà pendolari, operatori e amministratori.

Come sottofondo la solita, perenne e cocciuta volontà di non ridefinire le priorità, continuando ad usare vecchi metodi per problemi attualissimi!

sciopero-orsa-treni BONINO SUL TPL: NUMERI CASUALI E SPREZZO DEL CONSIGLIO…
Dopo la richiesta più volte reiterata dai gruppi di opposizione rispetto ad un’informativa sulla programmazione del Trasporto Pubblico Locale, oggi finalmente l’Assessore Bonino ha effettuato la comunicazione in aula, ripetendo pedestremente i dati che, guarda caso, da 36 ore sono presenti sui giornali. Anzi: i dati riscontrati sui media scendono molto più nel dettaglio…Questa è diventata la modalità di alcuni Assessori di confrontarsi con il Consiglio Regionale: entro le ore 6 del 3 maggio dovremmo chiudere forzatamente la discussione di finanziaria e di bilancio, a causa dell’assurdo contingentamento dei tempi voluto dalla maggioranza e suggellato dal Presidente Cattaneo, ed ancora, soprendentemente, a distanza di 5 minuti uno dall’altro, l’Assessore al Bilancio Pichetto Fratin smentisce la stessa Bonino, e di conseguenza gli stessi articoli di giornale stampati il 1° maggio.

Nella sostanza: a 15 ore dalla coatta chiusura della discussione del bilancio consiglieri, cittadini e operatori non hanno nessuna certezza sui numeri del TPL e la stessa Giunta si contraddice al suo interno!

Inaccettabili e ridicoli!