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boeti lastampa

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2014[1]di Fabrizio Biolé
Un piccolo e disordinato bilancio, privato e pubblico, dell’anno appena trascorso e le aspettative per l’anno in corso:
Nel 2013 ci ha lasciati improvvisamente il mio papà …ma ho avuto la soddisfazione di cominciare a interagire, coccolare e “viziare” la mia prima nipotina e rinsaldare tanti legami familiari, oltre alla possibilità di visitare bellissimi posti e conoscere tante nuove e squisite persone.

Nel 2013 temo altresì di aver assistito, insieme a tutti voi, alla nascita di uno dei peggiori governi nazionali e alla rielezione del peggior presidente che l’Italia ricordi, ma ho avuto anche la soddisfazione politica/civile di supportare decine di splendidi progetti sociali, ambientali e partecipati, oltre che di avere ancora al mio fianco e a mio supporto una grande donna (quasi da manuale, non fosse che la grandiosità del proverbiale uomo antistante sia tutta da verificare…)

Quest’anno, infine, abbiamo come italiani partecipato al 70° anniversario dell’inizio della Resistenza che ci ha donato la Costituzione più bella del mondo, che qualcuno vorrebbe demolire a suo uso e consumo; auguro a tutti (ma proprio tutti) che il 2014 sia l’anno di inizio di una vera, globale, consapevole e condivisa Resilienza, nella quale si trovi la maniera di tutelarla e applicarla.

Cosa prevedo e auspico per la città in cui vivo?:  la dimensione a misura d’uomo di una cittadina come Cuneo, ci offre migliaia di possibilità per essere resilienti al radicale cambiamento che sta interessando il locale come il globale.

Se partiamo dal presupposto incontestabile che nulla (lavoro, trasporti, reti sociali…) potrà più essere come l’abbiamo conosciuto, l’opportunità é immensa, ma primaria e imprescindibile azione é, anche a livello comunale/urbano, (ri)definire le priorità.

Mi chiedo (e vi chiedo): é forse priorità una devastante tangenziale che costa ventiduemila euro al metro lineare, collegando una provinciale con un’autostrada spaventosamente sottoutilizzata? É forse prioritario progettare un nuovo nosocomio in una delle città con la sanità più efficiente del Nord-Italia, consci dei vergognosi sprechi di Biella, Nizza Monferrato o Verduno? O continuare a mantenere un aeroporto che ci é costato 60 milioni totali e genera perdite annuali di circa 1,5 milioni?…
Il 2014 deve necessariamente essere l’anno in cui il “think globally and act locally” venga reso concreto, senza ipocrisia né timori. L’anno del coraggio, qualità che stento a credere questa amministrazione possa non solo dimostrare, ma addirittura avere.

Riguardo la mia attività istituzionale, sono piuttosto soddisfatto delle azioni di informazione, confronto, denuncia e proposta portate avanti (sempre a stretto contatto con cittadini, comitati e associazioni), le quali hanno innanzitutto dimostrato come si possa svolgere ruoli importanti come quello che un seggio regionale comporta, pur autonomi e liberi da rappresentanze di bandiera. Inutile dire che l’impegno maggiore ho cercato di profonderlo sul settore del Tpl martoriato e massacratoferrovia Cuneo-Nizza anzitutto – da chi a livello nazionale e regionale fa scelte unicamente dettate da logiche lobbistiche e “dogmatiche”, come i miliardari di investimenti sul TAV (14 miliardi solo in Piemonte nei prossimi anni) e sulle grandi infrastrutture.

Come già ricordato in apertura, a margine dell’attività istituzionale, ho cercato di essere utile alle realtà territoriali finanziando con il 60% del mio stipendio decine di progetti in ambito sociale, ambientale e attivistico, con una devoluzione totale  che in 12 mesi supera i centomila euro. A me non é mancato nulla e tante utili iniziative si sono potute sviluppare: forse anche questo é lo spirito del principio solidarietà sotteso nella nostra Costituzione…e forse anche per non averlo mai saputo attuare, la stragrande maggioranza delle forze politiche parlamentari – che non rappresenta affatto la stragrande maggioranza dei cittadini – ha tentato, sta tentando e tenterà di stravolgere proprio la Carta…

Per cominciare bene l’anno un piccolo “regalo” per tutti: cliccate, scaricate, stampate su carta riciclata, leggete e diffondete!

fadi Fabrizio Biolé
Con l’ennesimo episodio tragico che riguarda la rete di case circondariali e carceri piemontese, la misura è colma.

L’omicidio-suicidio di poche ore fa presso il carcere Lorusso Cotugno di Torino – sui cui dettagli non mi pronuncio – si aggiunge infatti in modo non più sostenibile alla catena di tragici fatti che colpiscono “indistintamente” ospiti e agenti di polizia penitenziaria, in Piemonte e in Italia.
Dal 2002 al 2012 sono quasi mille i morti tra i detenuti a livello nazionale, vittime per la stragrante maggioranza di suicidi (più di 500), così come più di cento agenti di polizia negli ultimi dodici anni si sono tolti la vita complessivamente in Italia.

Si succedono ormai da anni, “vibranti” moniti presidenziali, ma anche e soprattutto formali richiami da parte delle autorità europee in materia, sfociati in una condanna della Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo, la quale pone come termine perentorio entro il quale l’Italia deve risolvere il problema della violazione dei diritti degli ospiti delle carceri – più del 15% in attesa del primo giudizio – il mese di maggio del 2014. E la situazione non più sostenibile degli agenti si interlaccia strettamente e imprescindibilmente con la situazione dei detenuti!

Ritenendo dovere dei rappresentanti istituzionali a tutti i livelli occuparsi della tematica, ciascuno secondo le proprie responsabilità e competenze, depositerò immediatamente presso il Consiglio Regionale un Ordine del Giorno, che ìndica gli immediati e necessari passi: quelli da intraprendere all’interno dei provvedimenti regionali, e quelli da suggerire al livello governativo nazionale, i cui massimi rappresentanti si strappano le vesti per l’ennesima volta proprio in queste ore, per l’estrema urgenza di porre mano al sistema detentivo.

Nel dettaglio chiedo che, nella discussione in Consiglio dei Ministri e in Parlamento,  venga tenuta in alta considerazione la necessità di facilitare al corpo di Polizia Penitenziaria il proprio còmpito, con in primo luogo una riorganizzazione del sistema previdenziale, la razionalizzazione dei turni e l’integrazione delle competenze, la sottoscrizione di un nuovo contratto collettivo e il saldo degli straordinari.

Parallelamente, essendo stato il Piemonte la prima Regione a dotarsi di una legge di istituzione del “Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale” nel lontano 2009, chiedo al Consiglio Regionale che tale figura venga finalmente nominata. E rimando ancora una volta al mittente la risibile critica di eccessivi costi e oneri per il funzionamento della stessa, che invece, se ben utilizzata, potrebbe risultare invece meccanismo di forte risparmio di costi sociali, sanitari e giudiziari per il prossimo futuro!

tirreno-power-mappa-valori[1]di Fabrizio Biolé
Le problematiche dello smaltimento illecito di rifiuti, siano essi speciali, siano essi vieppiù pericolosi, non è limitato ai casi eclatanti che hanno tristemente reso famosa la cosiddetta “terra dei fuochi”, il sottosuolo di Pianura o zone limitrofe.

Esemplare è il caso, in piena fase di indagine, della centrale Tirreno Power di Vado Ligure (SV), da inizio 2013 al centro di un’inchiesta dai risvolti sempre più preoccupanti: secondo l’ipotesi al vaglio del pubblico ministero Giovanni Arena della Direzione Distrettuale Antimafia, enormi quantitativi di ceneri bianche (scarti solforosi inertizzati tramite l’apporto di calce) e nere (contenenti derivati del carbone), sarebbero state scaricate e smaltite illegalmente, interrandole in enormi crateri, scavati a cinque, dieci metri in aperte campagne nel Basso Piemonte, ovvero nelle provincie di Cuneo e Asti.

Su disposizione proprio della Direzione Distrettuale Antimafia di Genova, il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Genova indagherebbe per “smaltimento illecito di rifiuti” una decina di persone, tra dirigenti della centrale, titolari di ditte specializzate nello smaltimento e autotrasportatori. E tutto questo si aggiunge ai fascicoli per “disastro ambientale” e “omicidio colposo” già aperti a seguito di esposti dei comitati di residenti nei confronti della Tirreno Power, che denunciano un elevato indice di tumori e di mortalità nelle zone circostanti.

A quanto pare, ad indagare su questa attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti e il loro smaltimento in Piemonte si è da poco aggiunta anche la DDA di Torino.

Ho ritenuto il dovere di depositare in Consiglio regionale un‘interrogazione urgente, per sapere quali sono i dati a conoscenza della Regione su quanto sta emergendo dall’inchiesta – specie considerando che il Consiglio s’è recentemente dotato di una “Commissione speciale con compiti d’indagine conoscitivi per la promozione della cultura della legalità e per il contrasto di ogni forma di criminalità organizzata” – e chiedere come la Regione intenda informare al riguardo gli enti locali e i cittadini residenti nei territori interessati dal sotterramento di questi rifiuti.

PPPSegnaliamo questi interessanti appuntamenti a cui consigliamo di partecipare questo sabato:

 – sabato 26 ottobre, dalle 11.00 alle 14.00, davanti alla stazione di Cuneo, presidio per la salvaguardia della linea ferroviaria Cuneo-Nizza

 – sabato 26 ottobre, dalle 15.00, a Bussoleno (Salone Don Bunino), incontro tra la Costituente dei Beni Comuni e il Movimento NO TAV, con Gianna De Masi, Ugo Mattei, rappresentanti del Teatro Valle di Roma e giuristi

 – sabato 26 ottobre, corteo “Basta menzogne sull’inceneritore”, ritrovo h 14.00 davanti alla vecchia stazione Porta Susa e arrivo davanti alla RAI di via Verdi.

Sotto la delega, niente?

Pubblicato: 9 settembre 2013 da mallamacidaniele in acqua pubblica, decrescita, democrazia, diritti, legalità, politica, solidarietà

kiengedi Fabrizio Biolé

Se ci fosse stato bisogno di confermarlo, la visita della dottoressa Kyenge ha sprizzato, a mio avviso, pochezza e mancanza di contenuti sotto molti punti di vista.

Intendiamoci: ben venga l’attenzione di una rappresentante governativa verso le problematiche territoriali, magari accompagnata da un formale momento di incontro e confronto con cittadini e rappresentanze. Però, nel caso del consesso di Saluzzo, è mancato il secondo ed è stata pessimamente coniugata la prima, a cominciare dall’escamotage alla base della tappa saluzzese della Ministra all’Integrazione, incastrata succedaneamente in testa al bagno di folla (?) con i GD braidesi.

E del maldestro incastro i convenuti hanno subìto le conseguenze fin dalle tempistiche: la brevissima permanenza della Kyenge a Saluzzo, schiacciata tra un rovinoso ritardo in arrivo – poco mancava al giro completo della lancetta – e appunto la fretta verso l’incontro molto “giovane” e altrettanto “democratico” in quel di Bra, in partenza.

In quanto ai contenuti, con tutto il rispetto per il formale mezzo A4 letto dalla dottoressa Impresa, Prefetto di Cuneo, e il vivace intervento di don Bruno Dalmasso, direttore Caritas – cui forse è mancato uno spunto critico che invece sarebbe stato adeguato -, tralasciando i comprensibilmente istituzionali discorsi della Vicepresidente di ANCI Tisi e del Presidente di Coldiretti Quaglia – ciascuno incentrato sulle istanze della propria rappresentanza -, alcuni tratti dell’intervento del Sindaco Allemano e quasi l’integrale discorso di chiusura della stessa Ministra hanno di molto abbassato il livello globale del breve incontro.

E’ molto probabile che il mio giudizio sia viziato da pregiudizi dovuti al susseguirsi di decisioni per me poco comprensibili, se non addirittura irragionevoli, da parte del Primo Cittadino – il rifiuto di un concreto intervento, a costo zero per il Comune, da parte delle associazioni cattoliche operanti sul territorio; il cocciuto trincerarsi dietro una dichiarazione di non competenza diretta, per evitare utili quanto semplici atti concreti (per esempio la fornitura emergenziale di acqua e luce ai migranti); il risibile pugno di ferro dello sgombero formale di pochi mesi fa, episodi che certo un qualche dubbio sulla totale buona fede lo fanno nascere.

Chicca di Allemano, io credo, la supercàzzola espressa circa a metà discorso che suona più o meno così: “…abbiamo tentato di non incentivare i migranti a trattenersi per non essere costretti ad abbassare il livello dell’accoglienza…”, in altre parole: non abbiamo dato loro nulla per evitare di dimostrare che avremmo potuto dar loro molto poco, e infatti l’unica cosa data in modo deciso è stata la mazzata dello sgombero con sequestro di tutti i miseri arredi presenti in loco!..

Il ripetitivo discorso della Ministra mi ha invece negativamente stupito, sia perché mi sarei aspettato qualcosa in più in merito all’analisi della situazione, sia perché, pur senza pretendere una soluzione certa e pronta alla situazione strutturale, un accenno al concreto intervento sulla realtà contingente, non sarebbe stato certo pleonastico.

Ritengo intanto che abbia dimenticato parole del tono di “neocolonialismo”, “sovranità”, “approccio globale” concentrandosi sul termine “lavoro”, la cui importanza non voglio affatto sminuire neppure la metà di quanto la sua continua ripetizione è parsa fare nel diluito discorso dell’Onorevole Kyenge.

Ma forse qualche risposta specifica e strutturale alla situazione saluzzese è saltata fuori durante l’applaudita puntata in Sala Arpino a Bra, come una inelegante chiosa della Deputata Gribaudo, la più assenteista della Granda, facente gli onori di casa, ha lasciato intendere prima della dipartita della Ministra per la città della Zizzola. In tal caso lo scoprirò dai prossimi numeri dei periodici locali.

Chiudendo proprio con il concetto di “ assenza”, a partire da quella (l’ennesima!) dall’Aula Parlamentare della su citata Deputata, anche nei giorni in cui è in discussione nientemeno che la modifica della base legislativa del nostro Paese – la Carta Costituzionale -, segnalo la vergognosa e completa assenza del Governo Provinciale e di quello Regionale, col quale, per par mio, tenterò di affrontare lo spinoso argomento anche tramite l’interrogazione che ho depositato qualche settimana fa presso Palazzo Lascaris.

In ultimo da segnalare l’assenza, intesa come mancata visita, ancora per motivi di tempo presumo (sic), di Kyenge a “Guantànamo”, il significativo soprannome che è stato dato alla baraccopoli presso il Foro Boario nella quale risiedono gli esseri umani causa di tutta questa concitata e inconcludente attenzione. Mancata visita che ben si coniuga con la stizzita risposta della Ministra alla domanda diretta di uno dei ragazzi africani che hanno potuto presenziare all’incontro: “signora Kyenge, perché non sei venuta al campo a vedere in che condizioni mangiamo, dormiamo, viviamo? Per terra e senza nulla, come animali”. Provate a pensare se il soffocato “grazie” ricevuto in cambio dall’autorevole interlocutrice non racchiuda in sé buona parte della causa delle considerazioni critiche malamente espresse dal sottoscritto in questa paginetta…

Inconveniente indigesto o prevedibile disastro?

Pubblicato: 26 agosto 2013 da mallamacidaniele in ambiente, energia, legalità, salute
torrente veglia inquinato moria pesci di Fabrizio Biolé
Di pochi giorni fa la notizia di un grave inquinamento da digestato da produzione di biogas nel torrente Veglia di Fossano, affluente diretto del fiume Stura di Demonte.Pare a causa del malfunzionamento di una pompa di un’azienda di Loreto ci sarebbe stata la fuoriuscita da una vasca di molte centinaia di metri cubi di liquame fortemente inquinante, rilevato dall’esperienza diretta di alcuni pescatori che hanno dato l’allarme all’arrivo e la diffusione nelle acque in cui svolgevano la propria attività di una macchia scura e maleodorante di notevoli dimensioni, la quale nei giorni successivi avrebbe causato la moria di numerosi animali acquatici.

Vista la dovuta e solerte azione di rilevamento dell’Agenzia ARPA, ho depositato immediatamente un’interrogazione urgente alla Giunta Regionale (in allegato) per conoscere in tempo reale lo svolgimento dell’attività e i rilievi e le potenziali conseguenze per il territorio, l’ambiente, l’ecosistema del torrente e i cittadini fossanesi.

Incidenti simili, che succedono purtroppo a cadenza costante lungo tutta la penisola, devono necessariamente interrogare amministratori e legislatori sull’opportunità di una produzione energetica così potenzialmente pericolosa come quella del biogas da digestione anaerobica.

Per rendere l’idea della pericolosità dell’evento, basti pensare che quindici giorni fa, a causa di un simile “incidente” a Civitanova Marche, con lo sversamento in un affluente del fiume Chienti di digestato di fermentazione anaerobica (che in quel caso era a monte già comunque diluito in acqua), il Sindaco ha vietato la balneazione sul litorale della cittadina, anche su suggerimento dell’Agenzia per L’Ambiente marchigiana, a causa di potenziali pericoli anche per la salute umana, oltre a quella della fauna fluviale e marina.
A fronte dell’insostenibilità economica di detta produzione – in mancanza di incentivi e certificati – vale la pena: aumentare le emissioni per la lavorazione dei terreni, aumentare la competizione alimentare – il 90% delle produzioni di biogas da deiezioni o rifiuti è infatti integrata da componenti vegetali sottratte all’alimentazione -, rendere criticha la quantità di emissioni dovute ai trasporti del materiale e soprattutto consumare indiscriminatamente grandi quantità di humus con il conseguente aumento dell’erosione e il dilavamento dei terreni agricoli, già messi a dura prova dalla scellerata cementificazione?

Io credo di no: forse, il brutto episodio di Fossano potrà essere spunto di riflessione approfondita anche a livello politico sull’opportunità di spinte incentivanti la produzione indotta di biogas, o almeno così mi auguro.

Intanto l’ecosistema del Veglia, e del tratto finale dello Stura, e i fossanesi ringraziano!

di Fabrizio Biolé

Quest’anno il 2 giugno, “in direzione ostinata e contraria”, ho voluto utilizzare il mio status di rappresentante istituzionale pro-tempore per rimarcare quelli che ho la presunzione di sapere essere i princìpi che la maggior parte dei cittadini sente come fondanti della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza: tra questi l’articolo 11 della Carta, che fortemente rimarca il ripudio della “guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali“, ed il principio di solidarietà, che vorrebbe i responsabili di governo ad ogni livello uniti nel – cito le recentissime parole di un Presidente della Repubblica che pur non amo – “celebrare la solenne ricorrenza della Festa della Repubblica con la sobrietà che il momento richiede”.

Il giorno della Festa della Repubblica nata dalla Resistenza non può vedere taluni valori come preminenti, ignorandone altri: se da una parte di piazza Audifreddi, questa mattina a Cuneo, erano celebrati la “difesa della nazione”, la “disciplina” e la “forza militare”, è ora che i valori del “ripudio della guerra”, della “sovranità popolare”, della “solidarietà” abbiano la giusta dignità ed un’equa considerazione.

Piccolo gesto è stato proprio alla pubblica celebrazione di oggi, da parte mia, l’indossare la bandiera arcobaleno simbolo della pace; altro piccolo gesto di riflessione distribuire il testo in allegato alla sparuta componente di società civile presente in piazza per la Festa della Repubblica; piccoli gesti che non potevo non compiere e che hanno dato i loro frutti, che consistono in parole di apprezzamento e confronto con i cittadini che hanno voluto fare due chiacchiere sulle riflessioni che con il testo distribuito ho inteso sottolineare.

Chiudo ancora citando le parole del Presidente ma, mi si perdoni, con una nota nettamente negativa: come si può non condividere che “la fiducia potrà rinascere se le risposte – delle istituzioni – saranno coerenti e mirate in uno sforzo continuo, volto (…) a riorientare l’utilizzo delle risorse pubbliche perché possa concretamente avviarsi una nuova fase di sviluppo e di coesione sociale.” ? E contestualmente come si può ignorare che, per la maggior parte dei casi, le scelte amministrative e politiche vanno nella direzione opposte ai suggerimenti sottesi dalla lettera di Naplitano?

Forse un politica che spende decine di miliardi di euro in grandi opere dimenticandosi del diritto alla mobilità dei suoi cittadini, studenti, pendolari ha chiare le priorità?

Per caso governi che usano le risorse pubbliche per comprare cacciabombardieri anzichè manutenere le strutture scolatiche hanno anche solo la parvenza di che cosa sia il patto sociale?

Sembra forse a qualcuno che ignorare esiti referendari, capovolgere le priorità sostenendo le banche anziche lavoratori e piccole imprese, oppure permettere pilatescamente che ogni secondo che passa vengano consumati 8 metri quadrati di suolo libero rispetti in minima parte gli articoli 1, 4 o 9 della Carta Costituzionale?

Buona Festa della Repubblica a tutti!

PS: Tanto per tornare alle priorità: pensate che se tre capifamiglia rinunciassero allo stipendio della loro intera vita lavorativa, potrebbero organizzare una bellissima parata del 2 giugno!

La terra non si governa con l'economia

di Fabrizio Biolé

Venerdì 17 maggio 2013, alle h.11, si svolgerà presso la sala Viglione della sede del Consiglio Regionale del Piemonte in via Alfieri 15 la conferenza-dibattito ispirata all’appello “La Terra non si governa con l’economia. Le leggi di natura prevalgono sulle leggi dell’uomo”:

http://www.nimbus.it/arealim/appelloscienzaeconomia/appelloscienzaeconomia.asp

Relatori dell’incontro saranno due dei primi firmatari di questa alto esempio di coraggio intellettuale e civile: il docente del Politecnico di Torino Angelo Tartaglia e il metereologo Luca Mercalli.

L’appello è un manifesto di condanna all’egemonia culturale dominante tanto nel dibattito scientifico quanto in quello pubblico tout court: un dibattito drogato da media compiacenti al potere e perciò incentrato sull’idea di crescita infinita del profitto e del consumo delle risorse del pianeta. Tartaglia, Mercalli e gli altri 458 firmatari dell’appello (ultimo in ordine alfabetico un altro piemontese: il professore del Politecnico Massimo Zucchetti) chiedono l’apertura di un confronto informato e aperto, per avere la possibilità di dimostrare e spiegare quanti e quali dati siano da tempo a disposizione sia dei cittadini per capire che i limiti dell’uomo, della società e dell’ecosistema non possono essere compatibili con il capitalismo finanziario globale oggi in crisi, sia dei governanti per risolvere tale crisi adottando politiche fondate sulla riorganizzazione del nostro modo di pensare produzione e consumo.

Di fronte al dramma della nostra modernità, venerdì mattina Tartaglia e Mercalli dibatteranno con il pubblico dopo l’introduzione del consigliere regionale Fabrizio Biolé di Progetto Partecipato, firmatario di un ordine del giorno che recepisce l’appello, non solo di cultura, economia, politica e società ma innanzitutto della vita e del futuro.

codici identificativi forze poliziadi Fabrizio Biolé
Durante la discussione della proposta di legge al Parlamento numero 260 da me sottoscritta, in merito all’apposizione dei codici identificativi sulle divise delle Forze dell’Ordine, abbiamo assistito alla fiera delle banalità strumentalizzanti!

Un centro destra ad assetto variabile che, confondendo lo spirito di una legge generalista con episodi puntuali e precisi e talmente recenti da non aver avuto il tempo di analizzarli, vota no a prescindere dal merito della discussione.

Un Pd che adduce motivazioni raffazzonate e ipocrite per giustificare la propria non partecipazione al voto: il partito che ha la maggioranza relativa pur risicata a livello nazionale, e che, volenti o nolenti, esprime l’attuale Presidente del Consiglio ha deciso di non esprimersi per manifestata “…incompetenza…” (Gariglio).

Bruttissima pagina di Consiglio, con una sola conseguenza: il Consiglio Regionale, per la seconda volta a stragrande maggioranza ignora una ufficiale e perentoria richiesta compresa nel comma numero 192 della Risoluzione del Parlamento europeo del 12 dicembre 2012 sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione europea!