Archivio per la categoria ‘Senza categoria’

io microfdi Fabrizio Biolé

Sollecitato da realtà territoriali che si occupano, a livello professionale, per competenza e per situazioni parentali delle delicate problematiche legate all’autismo, ho voluto interrogare a settembre scorso l’Assessore Cavallera in merito alle complesse cause che, a seguito dell’inaugurazione di aprile 2013, ancora non hanno permesso l’apertura del Centro Diurno per Autistici di Mondovì.

Nonostante la proposta di ristrutturazione della cascina Nibal, ai fini della realizzazione del Centro di cui sopra, sia stata beneficiaria di un contributo regionale legato al bando disposto nel 2006 ai sensi della Legge Regionale 1/2004, con 500.000 euro di risorse regionali; nonostante già due delle rate relative sono già state liquidate nel 2010 e nel 2011; nonostante l’associazione proponente si sia perfettamente attenuta a tutti i parametri fissati dal bando; nonostante l’inaugurazione della struttura sia stata fatta ormai da più di sei mesi; nonostante, infine, centri diurni socio-terapeutici educativi come quello di Mondovì siano necessari come il pane sul territorio monregalese e cuneese, come sul territorio regionale tutto, la cascina Nibal è ancora chiusa!

Nell’occasione l’assessorato ha fornito spunti poco soddisfacenti, già in parte conosciuti dai diretti interessati, formalmente poco accettabili ma che nella sostanza rimandavano ad una decisione imminente: a causa delle nuove disposizioni regionali, che rispondono alla condizione del micidiale “Piano di Rientro Sanitario”, una nuova deliberazione introdurrebbe una nuova tipologia di centro diurno “…funzionale – così asserisce l’Assessore – alle esigenze delle persone affette da disturbi dello spettro autistico.”

E di questo abbiamo parlato in un importante incontro a Mondovì con i diretti interessati, garantendo la massima disponibilità nel seguire la situazione da un punto di vista istituzionale.

In seguito, venerdì 18 ottobre, l’associazione Autismo Help e la Colonia Agricola del Beila, promotori e fautori del progetto, hanno incontrato l’assessore alla Salute Ugo Cavallera, ottenendo finalmente un impegno formale e informazioni piuttosto importanti,che hanno trovato conferma nell’annuncio di pochi giorni fa, quando la Società Cooperativa Interactive ha comunicato venerdì che lunedì 13 gennaio 2014 prenderà il via l’attività del Centro Diurno.

Si tratta di un’ottima notizia, che ripaga l’impegno di tutti quelli che in qualche modo hanno contribuito e che darà una risposta concreta alle famiglie che affrontano ogni giorno il disagio dell’autismo con dignità e determinazione.

Nel suo piccolo Progetto Partecipato Piemonte ha fatto la sua parte e vigilerà affinchè la promessa venga mantenuta e i 2 milioni e mezzo di euro spesi finora diano finalmente i propri frutti a sostegno della collettività!

Pubblicità

sostenibilità1Dal 28 al 31 ottobre si terrà al Politecnico di Torino l’importante convegno Science and Future, quattro giorni di dibattito sulla sostenibilità che avranno come punto di partenza l’esperienza e la lungimiranza di Aurelio Peccei, economista e intellettuale torinese, che sollecitò per primo una presa di coscienza dei limiti della crescita economica stabiliti dai vincoli fisici del Pianeta, e promosse il famoso rapporto “I limiti dello sviluppo”, elaborato dal MIT di Boston e pubblicato nel 1972.

Il programma è molto ricco e di altissima qualità, con ospiti di elevata autorevolezza e con decenni di studio ed esperienza sul tema.

Dall’introduzione del convegno:

A distanza di oltre 40 anni, la crisi economica mondiale rivela connessioni sempre più evidenti con la disponibilità di energia fossile, di risorse minerarie, sfruttamento della biomassa, degradazione dei suoli e instabilità produzione agricola, inquinamento e cambiamenti climatici.

Al tempo stesso la scienza ha fatto enormi progressi sulla conoscenza dei processi naturali accoppiati a quelli umani, giungendo alla conclusione che l’attuale Antropocene è il periodo geologico dove una sola specie – sette miliardi di Homo sapiens – ha preso il sopravvento sull’intera biosfera modificando a tassi mai prima sperimentati anche atmosfera, idrosfera, criosfera, litosfera.

I rischi di una drastica transizione del sistema terrestre a seguito di tale inedita pressione sono concreti ma purtroppo economia, politica e cultura umanistica non hanno ancora raccolto l’urgenza di confrontarsi con tali scenari e con l’immanenza dei vincoli fisici nel progetto dell’umanità dominato dalla sola logica del mercato, della crescita e della competitività: un futuro impossibile.

I cambiamenti in atto – dal clima alla biodiversità – delineano invece futuri probabili che possono minacciare la qualità della vita umana sull’intero pianeta per millenni.

Solo uno scatto coraggioso di evoluzione culturale che riporti il prelievo di risorse all’interno dei cicli biogeochimici terrestri potrà dirigerci verso il futuro desiderabile di una specie e di una società stabili e sostenibili.

Quattro giorni di discussione al Politecnico di Torino con alcuni rappresentanti di punta della ricerca internazionale vogliono essere occasione per fare emergere un dibattito concreto e sempre più necessario a tutti i livelli della scienza, della cultura e della politica.

Per maggiori info:
http://scienceandthefuture.polito.it/

https://i0.wp.com/web.rifondazione.it/home/images/art11.jpgdi Fabrizio Biolé
Mala tempora currunt, mai come oggi la ciceroniana sentenza si applica alla situazione socio-politica convulsa ed emergenziale che ci accompagna nella stretta attualità.I cittadini però per fortuna reagiscono, a tutti i livelli loro consentiti dagli scarsi e imperfetti istituti di democrazia diretta presenti nel nostro ordinamento. E allora i presenti giorni si prospettano simbolicamente e fattivamente determinanti sia per quanto riguarda l’attivismo civico rispetto alle prossime scelte strutturali della maggioranza parlamentare, sia per quanto riguarda il piccolo ma devastante passo verso una nuova guerra nel Mediterraneo.

A partire da giovedì scorso, la settimana che un ampio collettivo di individui e associazioni sta dedicando alla  tutela e al rilancio dei principi costituzionali, è caratterizzata da iniziative collettive di fermo dissenso rispetto al tentativo eversivo di deroga all’articolo 138, il fragile ma determinante fulcro intorno a cui ruota la condivisione e la prudenza nelle modifiche della Carta.

Il sottoscritto è fra i cinque sottoscrittori che hanno depositato presso la Prefettura di Cuneo una stringata e precisa missiva indirizzata al Presidente Letta nella quale sono state palesati i presupposti irrinunciabili in una onesta discussione sulle riforma costituzionale, principi al momento ignorati in toto sia nella sostanza che nella forma dal testo della proposta licenziata in Senato e che in queste ore viene discussa alla Camera: in sintesi si rileva il forte contrasto con le modalità di modifica sancite in Carta, la contraddittoria revisione della prima parte della stessa e la non legittimità di questo Parlamento “nominato”.

Le attività in merito continueranno con un banchetto di confronto con la cittadinanza in corso Nizza sabato 7 dalle 15 e con un momento di presidio in piazza della Costituzione domenica pomeriggio. Parallelamente ho appena depositato un atto di indirizzo in Consiglio Regionale che recepisce le stesse indicazioni della lettera a Letta, sottoponendole al voto dell’Assemblea Legislativa del Piemonte.
A tal proposito credi sia importantissimo sottoscrivere l’appello proposto da Il Fatto Quotidiano.

Nel frattempo, mentre aspettiamo con forte apprensione notizie sulle decisioni di intervento militare in Siria, azioni sulle quali poco o nulla a livello decisionale possiamo come cittadini, ritengo condivisibile come moto di protesta e di richiamo dell’attenzione, oltre che come forte atto politico collettivo di comunione interreligiosa e laica, una massiccia partecipazione alla giornata di digiuno di sabato 7.
Il forte movimento di protesta pacifica e condivisa contro l’intervento militare che verosimilmente sarà alla radice dell’ennesima escalation di violenza nel bacino mediterraneo e oltre, avrà peraltro in varie città italiane un momento di riflessione e di preghiera (per chi professa una qualche fede) e a Cuneo si terrà alle 18,30 di sabato presso il centro dei Tomasini.
Per par mio aderisco formalmente e sostanzialmente al digiuno ed all’incontro.

Una spicciola autocritica mi suggerisce spesso un’esclusiva attenzione a quelle che sono di fatto le problematiche legate alla stretta competenza appartenente al ruolo istituzionale che pro-tempore ricopro, ma non è forse incontestabile la perfetta interrelazione a cascata tra decisioni strutturali sulle regole che definiscono i rapporti tra cittadini e con le istituzioni e la gestione concreta dei settori che ogni ente – ed ogni eletto – ha come propria competenza? In altri termini diventa mero esercizio di stile continuare a rattoppare e lucidare i rubinetti di casa mentre qualcuno sta meticolosamente manomettendo e inquinando l’acquedotto, o vi sembra così irragionevole?

fuku bassa
di Gruppo Consiliare Progetto partecipato
Il 6 e il 12 giugno 2013, rispettivamente a Cuneo e Torino, Progetto Partecipato Piemonte del consigliere regionale Fabrizio Biolé, presenta il docu-film “Fukushame – The Lost Japan”, diretto da Alessandro Tesei e prodotto da Teatro Primo Studio. La proiezione sarà seguita da un breve dibattito con il regista della pellicola, nel quale si cercherà anche di sottolineare le criticità tuttora presenti in Piemonte, rispetto alla filiera nucleare conclusasi a fine anni ’80.
La parola “Fukushame” è la contrazione del nome della città giapponese di Fukushima (sita sull’isola di Hunshu e abitata da circa 300.000 persone), nota al mondo per il disastro nucleare seguito alla semi-distruzione della centrale atomica di Fukushima Dai-ichi) e del vocabolo inglese “shame” (in italiano: “vergogna”).
L’11 marzo 2011, a seguito del terremoto e maremoto di Tohoku (di magnitudo 9, il più potente mai registrato in Giappone e il settimo più potente mai registrato al mondo, con epicentro a 30 km di profondità al largo della parte settentrionale dei Paese ed a seguito del quale l’asse terrestre si sarebbe spostato di circa 17 cm), uno tsunami formato da ondate successive plurime alte fino a 10 metri e veloci circa 759 km/h si è abbattuto sulla costa prospiciente la centrale di Dai-ichi, uccidendo più di 15.000 persone (cui si sono aggiunti 5.000 feriti e 4.000 dispersi) e provocando la fusione del nocciolo di tre dei sei reattori dell’impianto e così determinando una fuga radioattività d’intensità paragonabile solo a quella conseguente il disastro di Cernobyl dell’aprile del 1986.
Già a partire dal giorno stesso della tragedia, tanto le autorità pubbliche nipponiche governative ed amministrative quanto i vertici della TEPC (Tokyo Electric Power Company), l’azienda proprietaria e gestrice dell’impianto nucleare, pur organizzando l’evacuazione di più di 180.000 persone hanno malamente condotto un’azione di salvaguardia della popolazione e dell’ambiente della città e della regione interessate dal disastro, poco trasparente e soprattutto non adeguata a reagire alla dispersione a macchia di leopardo di un’incalcolabile quantità di particelle radioattive pericolose per la vita dell’uomo e dell’ambiente.
A tutt’oggi, l’inquinamento radioattivo che si registra addirittura nella capitale Tokio e a macchia di leopardo in tutti il Giappone segna livelli largamente superiori ai limiti tollerabili per la salute: tale contaminazione si è naturalmente diffusa all’intero pianeta Terra.
Ragioni sufficienti per spingere il regista indipendente Alessandro Tesei a recarsi in estremo oriente sui luoghi dell’incidente e realizzare un documentario che ne spiega la cronistoria e le conseguenze – tanto quelle conclamate quanto quelle taciute – divulgando informazioni ancora sconosciute al grande pubblico e rivelando retroscena inquietanti e censurati, nonché riportando le versioni ufficiali dello Stato nipponico e del consiglio di amministrazione della TEPC per confrontarle con i dati reali e le testimonianze dei sopravissuti raccolte e filmate.
A sette mesi dal disastro, Tesei è riuscito a giungere fino a 1 km dalla centrale, penetrando dunque nella famigerata “zona rossa” nella quale per un diametro di 20 km da Dai-Ichi non è permesso a nessuna telecamera avvicinarsi.

Le proiezioni saranno due: una il 6 giugno presso il cinema Monviso di Cuneo e una il 12 giugno presso il Centro incontri della Regione Piemonte in corso Stati Uniti 23; entrambe alle ore 21 ed entrambe ad ingresso gratuito.

trenitagliadi Fabrizio Biolé

Come preannunciato alcuni giorni fa oggi ho depositato un atto formale a salvaguardia della linea ferroviaria Cuneo-Ventimiglia. Vista la calendarizzazione dei lavori e la trasversalità delle prese di posizione in difesa della tratta, anziché un’interrogazione ho deciso di presentare un ordine del giorno che è stato sottoscritto dai gruppi di Sel, Idv e Udc, oltre al collega Toselli del PdL e che è stato inserito nell’ordine del giorno del Consiglio Regionale.

Senza nessuna velleità di primogenitura, ho ritenuto urgente trasformare quello che è una volontà ormai condivisa da cittadini, sindaci, consiglieri, commercianti, enti in un atto che esprima contrarietà all’assurda e deprecabile  ipotesi.

La storia della linea vorrebbe l’anno in corso come ricorrenza del centocinquantenario deLl’arrivo della ferrovia a Tenda; non c’è peggior prospettiva che vedere invece la chiusura potenziale dell’intera tratta.

Sono sicuro che con l’impegno di tutti gli attori coinvolti si riuscirà a trovare una programmazione ad ampio respiro per ravvivarla e rilanciarla, rendendola turisticamente più appetibile (le potenzialità ci sono), in un futuro prossimo che vedrà giocoforza un ritorno all’incremento del trasporto locale su ferro, modalità di gran lunga più sostenibile e praticabile rispetto alla gomma, o quantomeno un’equa interrelazione tra le due modalità di trasporto.

Mi auguro che la Giunta, pur nelle difficoltà di cassa tenga conto del valore popolare, cuturale, turistico e commerciale della linea Cuneo-Ventimiglia e si attivi di conseguenza, anche perché non si tratta di una battaglia di parte: come tutti sanno anche rappresentanti di forze politiche che sostengono la maggioranza regionale hanno preso netta posizione negli ultimi giorni.

Per il supporto al TPL , le risorse a livello nazionale ci sono, basta scegliere le giuste priorità!

resistenza adolescenzadi Fabrizio Biolé
C’è un settore molto particolare del comparto storico-culturale piemontese, che sta soffrendo da mesi la mancanza di trasferimenti regionali. E’ un settore che svolge un ruolo insostituibile e molto importante, e per di più non richiede grossi sforzi economici. Custodisce e trasmette la nostra storia più recente, quella che ha portato, al costo di centinaia di vita umane, alla democrazia moderna del nostro paese, passando per il varo della Carta Costituzionale nata dalla Resistenza degli anni ’40 del secolo scorso.

Gli Istituti Storici, nati all’indomani della Liberazione, sono stati riconosciuti formalmente, anche sotto il profilo del supporto economico, dalla Regione Piemonte prima con la legge 44 1974 e poi con la 28 del 1980, su recepimento della Legge Nazionale 3 del 1967.

Il riconoscimeno formale è però da alcuni anni spurio e non accompagnata da sostegno concreto ed essi, pur basandosi in larga parte sul volontariato, non possono continuare a fare il lavoro di raccolta, studio e divulgazione che in modo così competente hanno portato avanti per decenni.

Come denunciato da autorevoli referenti del settore, le problematiche sono complesse, anche e soprattutto per la situazione critica in cui versa il bilancio regionale, cionondimeno poche decine di migliaia di euro per mantenere in vita presìdi basilari per la cultura storica, soprattutto per le nuove generazioni, devono essere trovati, sia per il passato – le risorse 2012, pur ridotte di molto rispetto al periodo precedente, ancora sono state erogate – sia per il presente: nella ormai non più procrastinabile discussione sul bilancio di previsione 2013, ci deve essere spazio per un sostegno certo agli Istituti Storici della Resistenza!

Ho appena depositato un’interrogazione urgente in tal senso, affinchè la Giunta Regioanle si prenda davanti al Consiglio l’impegno alla continuazione del sostegno e al supporto, che lei stessa ha sottoscritto nella forma di Legge Regionale.

Perdere questo patrimonio significherebbe infatti cancellare un’insostituibile base culturale per i cittadini del presente e del futuro, partendo dal presupposto che, come scrive la stessa Regione, sul proprio sito internet: il supporto è necessario “…affinché tutti, e in particolare le generazioni più giovani, possano ricordare che i Diritti sono stati una conquista e che la Libertà è un dono prezioso che va difeso e custodito…”

fa palazzo nuovodi Fabrizio Biolè

Questa mattina ho partecipato allo Smart Mob organizzato dal collettivo studentesco C.U.T. a Palazzo Nuovo presso la sede universitaria.
A seguito della chiusura e sigillatura di numerosi centri copie torinesi, decine di studenti, a causa dell’impossibilità economica per l’acquisto dei testi, stanno rischiando di non poter sostenere esami a breve scadenza.

Il problema è strutturale e va risolto a livello ministeriale, anche se il pronunciamento quasi unanime del Consiglio Regionale pochi giorni fa su un Ordine del Giorno firmato trasversalmente è un segnale molto positivo per spingere il neo-Assessore Riccardo Molinari all’indizione di un tavolo cui siedano editori, docenti, studenti e titolari di copisterie al fine di una rapida risoluzione della situazione contingente, insieme alla devoluzione di risorse straordinarie al sistema bibliotecario universitario, in modo che sia garantito di fatto il diritto all’accesso alla conoscenza ed allo studio. Soprattutto in un momento in cui la realtà dello stesso E.Di.S.U. piemontese viene compromessa dalla mancanza di risorse.

Il Consiglio Regionale c’è! Le forze politiche a livello nazionale e il Ministero facciano la propria parte…

LA CUNEO-VENTIMIGLIA NON SI TOCCA!

Pubblicato: 29 marzo 2013 da fabiole in Senza categoria

cn-xxmigliadi Fabrizio Biolé

Dopo il massacro eseguito dalla Giunta Regionale sulle linee ferroviarie cuneesi l’anno passato (ricordo che solo Cuneo città ha perso la metà delle linee che ad essa afferiscono), da alcuni giorni si paventa il colpo di grazia: la chiusura graduale del servizio ferroviario della linea Cuneo-Limone-Ventimiglia.

A rappresentanti dei partiti principali che si stracciano le vesti per la triste prospettiva, voglio ricordare che i mancati trasferimenti nazionali al TPL sono stati sanciti dal Governo Monti (PD-PDL-UDC) e che nessuna delle forze politiche a suo sostegno ha mai voluto confrontarsi su una pianificazione delle politiche nazionali sui trasporti che determinasse le priorità vere.

Buona parte delle risorse pubbliche del comparto sono infatti state sistematicamente dirottate sull’alta velocità, con gli inconcepibili effetti di tipo economico – linea AV Torino-Milano costo totale 7,8 miliardi di euro – e devastanti effetti dal punto di vista ambientale – 57 chilometri di torrenti, 73 sorgenti e 45 pozzi prosciugati -.

Nei prossimi giorni depositerò un’interrogazione urgente all’Assessore Bonino per conoscere le vere prospettive cui i pendolari e i turisti del territorio andranno incontro secondo le previsioni dell’assessorato.

I lavori per la storica e importantissima linea Cuneo-Ventimiglia si svilupparono tra il 1882 e il 1928, a partire dall’imput iniziale dato in prima persona dal Conte di Cavour negli anni ’50 dell’Ottocento. Negli anni ’70 del secolo scorso, la linea venne ripristinata dopo i gravi danni inferti dalle truppe tedesche in ritirata. Gli spettacolari viadotti, le gallerie elicoidali e la natura selvaggia delle valli attraversate la rendono una delle tratte ferroviarie più interessanti dell’intero nord Italia.

Trovo inconcepibile che solo per ottuse e sbagliate strategie politiche, piemontesi, francesi e liguri debbano perdere un servizio essenziale, anche per la sua valenza turistica, che invece andrebbe salvaguardata e potenziata.

Nessuno si azzardi a cancellare questo pezzo di storia: si tratta di una battaglia di civiltà che va combattuta facendo rete tra amministratori, operatori e cittadini!

manidi Gruppo Consiliare Progetto Partecipato

Questo fine settimana si preannuncia intenso e importante sotto molti punti di vista:

Venerdì 22 saremo presenti alla fiaccolata in ricordo delle vittime innocenti delle mafie che si terrà a Cuneo con partenza alle ore 21 dal Parco della Resistenza. Durante il percorso verranno, come da tradizione, letti i nomi dei cittadini caduti sotto i colpi delle organizzazioni mafiose in Italia. Una passeggiata tutti insieme per celebrare la memoria delle vittime e stabilire l’importanza della legalità.

 cherasco

Domenica 24 pomeriggio saremo invece ospiti del Comitato contro lacirconvallazione di Cherasco, che agisce da alcuni anni per salvaguardare flora e fauna di un ambiente unico contro un nastrone d’asfalto che costerà alla collettività milioni e milioni di euro, devastando campi coltivati a grano e un tipico microecosistema sostenuto da un risorgiva, il quale presentà un biodiversità veramente d’eccezione. E la quarta edizione della passeggiata naturalistica che percorre i sentieri che verrebbero cancellati dalla circonvallazione. Ritrovo alle 15,30 in via Industria a Cherasco (CN)

Nel frattempo abbiamo aderito ufficialmente al corteo NO TAV Susa-Bussoleno di sabato 23 marzo perché la lotta contro lo spreco e il devastante impatto delle Grandi Opere Inutili è parte integrante della nostra iniziativa politica e istituzionale.

Passeggeremo dunque in Valle di Susa per ribadire la nostra vicinanza e solidarietà al Movimento NO TAV e per affermare che la democrazia è ben altra cosa rispetto alla condanna di qualsiasi critica e criminalizzazione del dissenso volto alla costruzione di un ordine autoritario su misura degli interessi di pochi, che il TAV è un’opera insostenibile, dannosa e inutile e che il Movimento NO TAV rappresenta un esempio positivo di pratica per la costruzione di una società più a misura di chi ci vive – uomini, animali, piante, ecosistemi, ecc. – e non di beni senza vita come il denaro.

Nel ruolo di cittadini temporaneamente impegnati nelle istituzioni, vogliamo sottolineare le parole d’ordine di questa manifestazione: Difendi il tuo futuro, SI alla valle che r-esiste, NO a spese inutili.

E’ inaccettabile che si utilizzino decine di miliardi di euro provenienti dalle tasse dei cittadini per realizzareun’infrastruttura non sostenibile, dannosa e inutile anziché per affrontare la crisi in atto creando occupazione e aiutando disoccupati e lavoratori in difficoltà, investendo in salute, scuola, ricerca e socialità.

Infatti, come abbiamo già scritto, il TAV è un’opera:

– Non sostenibile poiché i lavori devastano il territorio di una valle alpina il cui ecosistema è già irrimediabilmente compromesso da una linea ferroviaria, un’autostrada e due strade statali, inquinando ed esponendo la popolazione locale ad un comprovato rischio-amianto.

– Dannosa essendo una spesa che alimenta un giro d’affari a esclusivo beneficio delle imprese appaltanti, sub-appaltanti e fornitrici e non per la comunità valsusina e italiana, fornendo un richiamo irresistibile per investimenti a dir poco di dubbia provenienza.

– Inutile perché sebbene sia stata costosamente ammodernata, la linea ferroviaria esistente è ampiamente sotto-utilizzata e ormai da anni registra un decremento del volume di traffico passeggeri e merci.

susa

Il dissenso e la manifestazione del dissenso vengono definiti “violenza” e “disordine pubblico”, il movimento legittimamente espresso dalla Val Susa viene represso con la militarizzazione del territorio e così le ragioni del dissenso vengono sepolte sotto strati di propaganda del “manganello mediatico” e scompaiono, trasformate in una questione di ordine pubblico e di scontri di piazza, una vecchia tecnica di manipolazione dei fatti e mistificazione della realtà ulteriormente migliorata.

In Valle Susa è in corso un’emergenza democratica che deve richiamare l’attenzione e deve sviluppare dibattito non solo a livello tecnico-scientifico sull’opportunità dell’opera -che si collega alla transizione ad una società umana in armonia con l’ecosistema, all’impossibilità di una crescita infinita su un pianeta finito e ad un uso sostenibile delle risorse secondo criteri di uguaglianza e giustizia sociale – ma sulla sovranità popolare, la rappresentanza democratica e la pratica della democrazia sui territori – come spiegato da Marco Bersani, portavoce di ATTAC Italia e del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, nel suo libro Come abbiamo vinto il referendum:

Che cosa unisce infatti le decine di vertenze sui temi ambientali e di difesa dei territori con la straordinaria esperienza del movimento nazionale per l’acqua pubblica? Esattamente la questione della democrazia. Questione che nasce dalla consapevolezza di come, nella fase della globalizzazione neoliberista, i ruoli tradizionali della rappresentanza sociale e politica siano entrati in una crisi profonda e forse definitiva: se fino alla seconda metà del secolo scorso il tradizionale filo rosso tra bisogni emersi nella società, loro rappresentanza sociale da parte delle grandi organizzazioni sindacali e loro rappresentanza politica da parte dei partiti conservava una propria continuità, ora quel filo si è completamente rotto. Le parti attive della società oggi si muovono dentro la consapevolezza della frammentazione sociale e come portatrici di interessi precisi benché legati ad un senso più generale e collettivo (nasce da qui la tendenza a definirsi “popolo”, da cui “il popolo dell’acqua”, “il popolo NO TAV”, quello “delle carriole” a L’Aquila, ecc.), rifiutano ogni delega o rappresentanza e reclamano una democrazia diretta e partecipava. D’altronde, cosa nella battaglia in Val di Susa è veramente inaccettabile per i poteri forti? Non certo il fatto che si costruisca o meno la linea ad alta velocità… anche il più idiota dei governanti sa infatti che militarizzare una valle ostile per oltre dieci anni non sarebbe praticabile neppure per una dittatura. Ciò che non può essere ammesso è il fatto che una popolazione non solo rivendichi la difesa del proprio territorio, bensì lo faccia in nome di un interesse generale e reclami il diritto di poter decidere. In tempi in cui la rappresentanza non ha ormai più alcun significato, a questa legittima richiesta viene così risposto che giammai chi si trova nei vertici più bassi della scala gerarchica di potere può immaginare di rappresentare l’interesse generale, essendo quest’ultimo appannaggio automatico ed indiscutibile di chi siede al vertice. Dietro ogni conflitto aperto nel Paese, vi è dunque una rivendicazione di democrazia reale, da praticare qui ed ora su ogni scelta che coinvolga la vita delle persone. Perché la democrazia rappresentativa è al suo stadio finale, preparato consapevolmente e da tempo, attraverso lo svuotamento di ogni luogo consiliare e parlamentare in favore della delega agli esecutivi, e attraverso le ondate progressive di privatizzazioni che hanno drasticamente ridotto il ruolo del pubblico e del controllo democratico”.

Ci vediamo sabato 23 marzo alle 14.00 a Susa in piazza d’Armi.

Rising Everyday

Pubblicato: 20 febbraio 2013 da fabiole in democrazia, diritti, politica, Senza categoria, solidarietà

di Fabrizio Biolé

Si è svolta pochi giorni fa, il 14 febbraio 2013, la manifestazione internazionale contro il femminicidio e la violenza contro le donne, il “One Billion Rising” che ha visto in tutte le città italiane manifestazioni e flash mobs dedicati alle vittime e al cambiamento rispetto alla tragica situazione del nostro paese. Come rappresentante pro-tempore ho aderito all’evento organizzato nella mia città e che ha avuto un buon successo di presenza.

I dati relativi al femminicidio ed alla violenza su donne, ragazze, bambine sono snocciolati in modo massivo ormai dalla maggior parte dei media, a partire dai giornali locali per arrivare a libri a diffusione nazionale, che analizzano la problematica da diversi punti di vista.

Si trattava di una specie di analisi di nicchia, quasi nascosta –per pudore? per reticenza? – fino a qualche anno fa dai mezzi di informazione di massa, che è diventata, anche grazie alle decine di associazioni che da anni faticosamente seguono gli sviluppi della grave problematica, di dominio pubblico e questo è un bene; molto meno buono il quadro che dalle statistiche e dai numeri esce della società italiana, e in specifico degli abusi perpetrati ancora giornalmente ai danni di madri, compagne, figlie, amiche.

mataL’analisi delle cause è piuttosto complessa, e dipende ovviamente dal contesto socio-culturale-religioso in cui si è sviluppata la società italiana negli anni. Cionondimeno ritengo essenziale per una rapida evoluzione verso la civiltà del rispetto, che l’argomento continui ad essere trattato, citato ed affrontato quotidianamente, proprio per questo ho preferito scriverne dopo alcuni giorni dall’evento mondiale: l’attenzione deve essere costantemente alta!

Il femminicidio, neologismo che ormai quasi ha sostituito la definizione giuridica, ma restrittiva di “uxoricidio” ha dati allarmanti anche nella nostra Regione: da un rapporto ufficiale (pur se non completamente esaustivo, per evidenti difficoltà), se in Italia i decessi sono stati 2061 negli anni 2000-2011, il Piemonte nello stesso periodo ne ha visti 122 e la media si è purtroppo alzata con il passare del tempo, con un tasso piemontese 2012 del 4,5 omicidi di donne su milione di abitanti.

Ed ecco il dato che più mi ha colpito: il tragico evento rappresenta in Italia la prima causa di morte delle donne tra i 15 e i 44 anni e l’incremento negli ultimi anni rispetto ai precedenti si attesta sul 5-6%.

A livello internazionale, il nostro paese è rappresentato come il secondo in Europa rispetto alla gravità del fenomeno e le Nazioni Unite parlano ufficialmente del femminicidio in Italia, grazie anche ai continui ritardi con cui lo Stato italiano recepisce le convenzioni internazionali, alla stregua della situazione messicana, additata agli onori della cronaca per i fatti, sempre troppo poco conosciuti e dibattuti, di Ciutad Juarez.

Credo che sia anche importante sottolineare come ancora per la buona parte delle persone la violenza domestica (che da dati certi, pur nelle differenze di intensità e gravità, tocca l’80% dei contesti familiari) non venga percepita come reato, si tende per lo più a dare delle giustificazioni che si basano sui proverbiali “panni lavati in casa propria”, e temo sia il motivo principale per cui per anni la problematica è rimasta tristemente di nicchia.

Vogliamo poi accennare alle improvvide sporadiche uscite di rappresentanti ecclesiastici che eufemisticamente potremmo definire misogini?

In ultimo: non dimentichiamoci che la violenza di genere si consuma quotidianamente anche in affermazioni e atteggiamenti di ominicchi molto in vista, così come nello stereotipo mediatico-pubblicitario ancora così difficile da estirpare; per non parlare di tutte le problematiche legate alle discriminazioni nel settore del lavoro, frutto di becere abitudini, irrispettosi comportamenti e, vizio tipicamente italiano, irrispettate o inattuali prescrizioni legislative.

In questa legislatura l’Ente Regione Piemonte, insieme con il Consiglio, ha dimostrato fasi alterne che vanno dal supporto ed il coordinamento delle iniziative territoriali a favore delle donne, della loro tutela e della loro autodeterminazione come collettività e come singoli individui, a prese di posizione politiche incomprensibili e frutto spesso solo di bassi accordi preelettorali: tra le tante il sistematico supporto all’obiezione di coscienza sulla somministrazione della pillola abortiva, in spregio alla sudata legge 194, o il tentativo di distruzione dell’esperienza d’eccellenza legata al sistema dei consultori pubblici piemontesi. Su questo mi espressi anche in aula consiliare qualche tempo fa.

“One billion rising” mi ha dato modo anche di inaugurare per una causa importante e urgente il sostegno derivante dal Conto Progetto Partecipato a iniziative territoriali slegate dalla stretta attività del gruppo consiliare che rappresento, con il pagamento tramite bonifico delle spese SIAE per la partecipata manifestazione del 14 febbraio a Cuneo, a fronte di ricevuta.