di Gruppo Consiliare Progetto Partecipato
Questo fine settimana si preannuncia intenso e importante sotto molti punti di vista:
Venerdì 22 saremo presenti alla fiaccolata in ricordo delle vittime innocenti delle mafie che si terrà a Cuneo con partenza alle ore 21 dal Parco della Resistenza. Durante il percorso verranno, come da tradizione, letti i nomi dei cittadini caduti sotto i colpi delle organizzazioni mafiose in Italia. Una passeggiata tutti insieme per celebrare la memoria delle vittime e stabilire l’importanza della legalità.

Domenica 24 pomeriggio saremo invece ospiti del Comitato contro lacirconvallazione di Cherasco, che agisce da alcuni anni per salvaguardare flora e fauna di un ambiente unico contro un nastrone d’asfalto che costerà alla collettività milioni e milioni di euro, devastando campi coltivati a grano e un tipico microecosistema sostenuto da un risorgiva, il quale presentà un biodiversità veramente d’eccezione. E la quarta edizione della passeggiata naturalistica che percorre i sentieri che verrebbero cancellati dalla circonvallazione. Ritrovo alle 15,30 in via Industria a Cherasco (CN)
Nel frattempo abbiamo aderito ufficialmente al corteo NO TAV Susa-Bussoleno di sabato 23 marzo perché la lotta contro lo spreco e il devastante impatto delle Grandi Opere Inutili è parte integrante della nostra iniziativa politica e istituzionale.
Passeggeremo dunque in Valle di Susa per ribadire la nostra vicinanza e solidarietà al Movimento NO TAV e per affermare che la democrazia è ben altra cosa rispetto alla condanna di qualsiasi critica e criminalizzazione del dissenso volto alla costruzione di un ordine autoritario su misura degli interessi di pochi, che il TAV è un’opera insostenibile, dannosa e inutile e che il Movimento NO TAV rappresenta un esempio positivo di pratica per la costruzione di una società più a misura di chi ci vive – uomini, animali, piante, ecosistemi, ecc. – e non di beni senza vita come il denaro.
Nel ruolo di cittadini temporaneamente impegnati nelle istituzioni, vogliamo sottolineare le parole d’ordine di questa manifestazione: Difendi il tuo futuro, SI alla valle che r-esiste, NO a spese inutili.
E’ inaccettabile che si utilizzino decine di miliardi di euro provenienti dalle tasse dei cittadini per realizzareun’infrastruttura non sostenibile, dannosa e inutile anziché per affrontare la crisi in atto creando occupazione e aiutando disoccupati e lavoratori in difficoltà, investendo in salute, scuola, ricerca e socialità.
Infatti, come abbiamo già scritto, il TAV è un’opera:
– Non sostenibile poiché i lavori devastano il territorio di una valle alpina il cui ecosistema è già irrimediabilmente compromesso da una linea ferroviaria, un’autostrada e due strade statali, inquinando ed esponendo la popolazione locale ad un comprovato rischio-amianto.
– Dannosa essendo una spesa che alimenta un giro d’affari a esclusivo beneficio delle imprese appaltanti, sub-appaltanti e fornitrici e non per la comunità valsusina e italiana, fornendo un richiamo irresistibile per investimenti a dir poco di dubbia provenienza.
– Inutile perché sebbene sia stata costosamente ammodernata, la linea ferroviaria esistente è ampiamente sotto-utilizzata e ormai da anni registra un decremento del volume di traffico passeggeri e merci.

Il dissenso e la manifestazione del dissenso vengono definiti “violenza” e “disordine pubblico”, il movimento legittimamente espresso dalla Val Susa viene represso con la militarizzazione del territorio e così le ragioni del dissenso vengono sepolte sotto strati di propaganda del “manganello mediatico” e scompaiono, trasformate in una questione di ordine pubblico e di scontri di piazza, una vecchia tecnica di manipolazione dei fatti e mistificazione della realtà ulteriormente migliorata.
In Valle Susa è in corso un’emergenza democratica che deve richiamare l’attenzione e deve sviluppare dibattito non solo a livello tecnico-scientifico sull’opportunità dell’opera -che si collega alla transizione ad una società umana in armonia con l’ecosistema, all’impossibilità di una crescita infinita su un pianeta finito e ad un uso sostenibile delle risorse secondo criteri di uguaglianza e giustizia sociale – ma sulla sovranità popolare, la rappresentanza democratica e la pratica della democrazia sui territori – come spiegato da Marco Bersani, portavoce di ATTAC Italia e del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, nel suo libro Come abbiamo vinto il referendum:
“Che cosa unisce infatti le decine di vertenze sui temi ambientali e di difesa dei territori con la straordinaria esperienza del movimento nazionale per l’acqua pubblica? Esattamente la questione della democrazia. Questione che nasce dalla consapevolezza di come, nella fase della globalizzazione neoliberista, i ruoli tradizionali della rappresentanza sociale e politica siano entrati in una crisi profonda e forse definitiva: se fino alla seconda metà del secolo scorso il tradizionale filo rosso tra bisogni emersi nella società, loro rappresentanza sociale da parte delle grandi organizzazioni sindacali e loro rappresentanza politica da parte dei partiti conservava una propria continuità, ora quel filo si è completamente rotto. Le parti attive della società oggi si muovono dentro la consapevolezza della frammentazione sociale e come portatrici di interessi precisi benché legati ad un senso più generale e collettivo (nasce da qui la tendenza a definirsi “popolo”, da cui “il popolo dell’acqua”, “il popolo NO TAV”, quello “delle carriole” a L’Aquila, ecc.), rifiutano ogni delega o rappresentanza e reclamano una democrazia diretta e partecipava. D’altronde, cosa nella battaglia in Val di Susa è veramente inaccettabile per i poteri forti? Non certo il fatto che si costruisca o meno la linea ad alta velocità… anche il più idiota dei governanti sa infatti che militarizzare una valle ostile per oltre dieci anni non sarebbe praticabile neppure per una dittatura. Ciò che non può essere ammesso è il fatto che una popolazione non solo rivendichi la difesa del proprio territorio, bensì lo faccia in nome di un interesse generale e reclami il diritto di poter decidere. In tempi in cui la rappresentanza non ha ormai più alcun significato, a questa legittima richiesta viene così risposto che giammai chi si trova nei vertici più bassi della scala gerarchica di potere può immaginare di rappresentare l’interesse generale, essendo quest’ultimo appannaggio automatico ed indiscutibile di chi siede al vertice. Dietro ogni conflitto aperto nel Paese, vi è dunque una rivendicazione di democrazia reale, da praticare qui ed ora su ogni scelta che coinvolga la vita delle persone. Perché la democrazia rappresentativa è al suo stadio finale, preparato consapevolmente e da tempo, attraverso lo svuotamento di ogni luogo consiliare e parlamentare in favore della delega agli esecutivi, e attraverso le ondate progressive di privatizzazioni che hanno drasticamente ridotto il ruolo del pubblico e del controllo democratico”.
Ci vediamo sabato 23 marzo alle 14.00 a Susa in piazza d’Armi.